La morte di Maradona. Oggi non si parla d'altro, e chi non parla piange oppure conta: uno, due, tre... Io non riesco a superare questo numero. Oltre a Maradona, gli altri due, per me, sono stati
Muhammad Ali e Pietro Mennea. Gli unici atleti che nel compiere un gesto
sportivo – e lo facevano benissimo – riuscivano a trasportarmi oltre a quel
gesto, in una regione del sentire che pareva includere anche me, il mondo,
tutto quanto, forse persino Dio che di certo gioca a calcio meno bene.
Immagino che attendere per
ore Fausto Coppi al ciglio rovente di una strada, oppure Tazio Nuvolari o,
retrocedendo ancora, intraprendere trasferte di giorni solo per poter vedere
Leonida di Rodi, il campione dei campioni, implicasse simili e inspiegabili
composti emotivi, prima che motivazioni estetiche. Ma la natura di evento dello
sport si offre nel solo tempo presente, e quelli non erano miei contemporanei,
non ho potuto specchiarmi nelle loro imprese, esistere per interposta persona.
La morte improvvisa di Diego
Armando Maradona – l'ultimo rimasto dei tre – è dunque come se mi gettasse in un nuovo tempo della storia; più
che postmoderno lo chiamerei posteroico, dove i campioni sportivi (penso a
Messi, o a Cristiano Ronaldo) sono perfetti esecutori tecnici di prodezze, ma
del tutto privi di quell'epos ambiguo che li avebbre resi metà uomini, con le inevitabili cadute, anche di gusto, e metà dei. La miglior sintesi del sentimento verso l'eroe sportivo la ritrovo nella voce rauca di Paolo Conte:
"io sto qui che aspetto Bartali / troppa strada nei mie sandali /quanta ne
avrà fatta Bartali... / quel naso triste come una salita / quegli occhi allegri
da Italiano in gita."
Maradona, il sorriso un po' guascone da argentino in gita, negli occhi e al contrario ha sempre tradito un
velo di tristezza, in questo (e solo in questo) simile alla musica della
sua terra: "il tango, un pensiero triste che si balla". Come se da
sempre presagisse la fine dell'epoca degli eroi, per me cominciata la mattina di oggi mentre facevo la barba. Nello specchio potevo vedere un corpo caucasico
in mutande, un corpo soggetto alle leggi della biologia, un corpo che si fa
ogni giorno più flaccido e stanco. E la sua ombra gloriosa, dov'è? Se n'era
andata, puff, con l'ultimo degli eroi. Riposa in pace Diego.
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