sabato 7 novembre 2020

Educate cazzate

Sulla sua pagina Facebook, lo scrittore Aldo Nove ha pubblicato ieri un interessante estratto dall’ultimo saggio di Giovanni Becchi, accademico, filosofo e blogger genovese, come recita Wikipedia:

“Per settimane, per mesi, abbiamo vissuto facendo della difesa non della vita ma della sopravvivenza il valore fondamentale, supremo, della nostra esistenza, un valore superiore a qualsiasi altro valore, diritto, aspirazione. Ora, di nuovo. Primum vivere. È il pensiero che accomuna tutti. La sicurezza sanitaria è di conseguenza il nuovo imperativo. Meglio la sicurezza di una sopravvivenza miserabile della speranza in una vita felice. Non conta vivere all’altezza di quella dignitas che nel vivente contraddistingue l’umano. Conta solo salvare la pelle.”
Paolo Becchi, “L’incubo di Foucault”, Lastària edizioni, novembre 2020, p. 9.

Al post di Nove hanno risposto molte persone, tra cui il sottoscritto:

“Becchi scrive parole in cui la verità si confonde con l'ambiguità. Essere all'altezza della chiamata del proprio tempo, come non essere d'accordo, vivere e non solo sopravvivere alla maniera di Junger o Hemingway o Simone Weil - ma a cosa coinciderebbe adesso? Forse a farsi un aperitivo in più, o assistere a una noiosissima (ma tanto chic) messa in scena di una piccola compagnia teatrale, come si dice, di avanguardia...  È questo il plenum esistenziale a cui staremmo rinunciando, questa la dignitas, la felicità disattesa dai decreti governativi? E poi, e ancora: Hemingway e Junger e Weil buttavano sul tavolo verde le fiches della propria stessa vita, non quelle del nonno o dello zio che tanto hanno superato i settant'anni, non sono più produttivi, come scrive Toti. Insomma, io lascerei decidere al nonno o al vecchio zio, non a Paolo Becchi, cosa sia una vita degna di essere vissuta; una vita bollata addirittura come “miserabile” quella di chi ha come evento quotidiano non scalare l’Himalaya, ma annaffiare le rose sul balcone. Anche perché, a guardar bene, ma bene davvero, lo sbocciare di una rosa è l'evento più rivoluzionario…”

Cito, per completezza, anche la risposta di Nove, non solo a me ma a tutti gli interventi:

“Non risponderò ad alcun commento. Ho già letto educate cazzate talmente inquietanti da togliermi qualunque afflato esistenziale. Ed arriveranno pure quelle violente.”

Immagino che le mie parole siano da ascrivere al registro “educate cazzate da togliere ogni afflato esistenziale”.

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