mercoledì 25 novembre 2020
Speciazione
Parliamoci chiaro: che un funiviista, o come diavolo
si chiama, abbia tutto l’interesse a che la sua attività non venga sospesa, mi
sembra umano. Ma quanto scemi sono quei
nostri connazionali che, nella peggiore pandemia degli ultimi cento anni, si
infilerebbero, anzi meglio scalpitano per infilarsi in una gigantesca scatola di
sardine per essere issati – fianco a fianco, fiato a fiato – con altri simili scemi verso le nevi più
candide e farinose?
Il problema, prima ancora che
sanitario, politico, economico, a me appare antropologico. La nostra società
sta manifestando una biforcazione che non è unicamente procedurale (come
comportarsi a certe condizioni date), ma specchio di una trasformazione più radicale
e profonda; nella biologia evoluzionista viene chiamata speciazione: una nuova
specie prende avvio da una precedente, senza però subentrarvi. Le due specie procedono così parallelamente – e indipendentemente, anche se spesso da separati in casa – prima che una prenda il
sopravvento e si imponga sull’altra.
Un termine rilanciato, tra il serio
e il faceto, in forma estensiva da Igor Sibaldi, acuto giocoliere verbale in
odore di New Age. Qui ha però colto davvero nel segno, e sarà difficile la
futura convivenza sulla stessa terra, addirittura negli stessi luoghi di lavoro
e assemblee condominiali, tra gruppi post-umani così drammaticamente diversi.
Per trovare una simile situazione
bisogna arretrare di trentacinquemila anni, quando, per un breve periodo,
l’Homo sapiens sapiens convisse con l’Homo neanderthalensis. In quel caso
sappiamo tutti come andarono le cose, ma ora l’esisto della sovrapposizione
evolutiva non è per nulla scontato. E non è da escludere che, tra una ventina
di anni, ci si ritrovi ancora nel pieno di una pandemia; con l’unica differenza
che al posto di Lilli Gruber, Crisanti, Bassetti e Galli, la colonna sonora
sarà affidata a Umberto Smaila, in diretta a reti unificate dalla consolle del
Bilionaire.
Senza tante menate potremo così intonare Maracaibo,
canticchiarlo allegramente ("Maracaibo, mare forza nove...") da
dentro la cabina di una funivia che risale affollata, risale spensierata il
costone innevato del Cervino, risale per poi ridiscendere come sempre sono
stati i cicli della storia.
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