martedì 20 ottobre 2020

Passettino


Il Presidente del Consiglio italiano si rivolge a Fedez e Chiara Ferragni. Un rapper, un’influencer. Si rivolge a loro per chiedere, o, meglio, supplicare un appello ai giovani sull’uso delle mascherine.

Molti hanno fatto del sarcasmo sull’eccentrica richiesta, lo hanno irriso. A me è sembrato invece un gesto degno di rispetto e attenzione, un gesto simbolico. Ricorda la scena di un fortunato film di Ken Loach. Il protagonista è seduto in una sala da riunioni assieme a uomini e donne di ogni età; si alza in piedi con lentezza; e dice solamente: “My name is Joe, and I'm alcoholic.

Una formula richiesta per essere accolti nei gruppi di alcolisti anonimi: testimoniare davanti a tutti la propria dipendenza dall'alcol, e con ciò riconoscerla, riconoscendosi. Quel che ha testimoniato Giuseppe Conte è una dipendenza speculare, dove sono le élite a essere subalterne e avide del pensiero popolare, la cultura cosiddetta bassa, a volte perfino trash, che ha il proprio megafono nei social network.

Ed è una forma di riconoscimento anche questa – la gente non mi crede più, forse neppure mi ascolta, ha perso fiducia nella politica –, che come ogni presa di coscienza pubblica rivela umiltà e realismo, ossia buon senso.

Ricostruire un rapporto di credibilità (scientifica, culturale, politica e perfino estetica) da parte delle élite è la sfida a cui siamo chiamati. Diversamente, il prossimo passo sarà farci governare direttamente da Facebook e Instagram, Twitter, Tik Tok. E come ci ricorda la richiesta di Conte ai Ferragnez, è un passo davvero piccolo piccolo. Un passettino.

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