venerdì 11 gennaio 2019

Certezze


Il giorno che mi suiciderò, che mi suicidassi, che dovessi suicidarmi o mi suiciderei, non ho ancora trovato modo e tempo del verbo ma comunque non ucciderò anche il mio cane, prima di me e quale forma consolatoria di viatico post mortem, come ha fatto Hitler con Blondi, una femmina di pastore tedesco che egli amava vezzeggiare in pubblico e con cui dormiva nella stessa camera da letto, gliela aveva regalata Martin Bormann nel 1941.
Nell'aprile di quattro anni dopo, in pieno assedio al Führerbunker di Berlino, diede alla luce cinque cuccioli concepiti con il pastore tedesco dell'architetto Gerdy Troost, il suo nome era Harass. Procura uno strano effetto immaginarsi il corteggiamento di Harass sotto le bombe. 
Se allarghiamo l'inquadratura, possiamo vedere anche i generali e i colonnelli – trafelati entrano ed escono con i dispacci dal fronte che si riduce sempre più, la rovina viene addolcita al Führer in un birignao tecnico e procedurale  o annusare l'odore di disinfettante e verdure bollite che proviene dalle cucine; eppure anche tenerissime fragole riescono a filtrare in quella bolla. Sono glabri i volti dei combattenti della Hitlerjugend premiati con una carezza del Grande Capo; ne ritorna, come in uno specchio deformante, lo stesso sguardo accesso di Telemaco al sospirato ritorno di Ulisse.
Intanto, in un tiepido cantuccio, i due animali procedono indifferenti nel loro rituale di accoppiamento: lei prima si nega, morde, fa la vezzosa; poi alza piano la lunga coda sfrangiata...
Quando i militari dell’Armata Rossa riuscirono finalmente a fare breccia, insieme ai resti umani – i cineoperatori sovietici vollero disporre i cadaveri dei sei figli di Magda Goebbels in ordine di altezza, forse per restituire un ordine geometrico alla follia, o magari per un'estrema e macabra burla – furono ritrovati anche i corpi di Blondi e di uno dei suoi cuccioli.
Si trattava probabilmente del piccolo Wolf, un mese di vita al massimo, era il preferito da Hitler che così l'aveva chiamato in un anagramma imperfetto del proprio nome di battesimo. Le pillole di cianuro gli vennero somministrate dal Dr. Stumpfegger, quasi fosse la prova generale alla vigilia della prima; se funziona con i cani andrà bene anche per le persone, una parodia democratica del finale.
Non è nota la sorte degli altri tre cuccioli, ma sappiamo per certo che il rimanente fu ceduto alla sorella minore di Eva Braun, Margarete Berta detta Gretl, come la protagonista della celebre favola tedesca. La segretaria privata di Hitler, Traudl Junge, ricorda in un' intervista di quanto Eva detestasse Blondi, che in più di un' occasione aveva visto prendere a calci.
Al momento, queste sono le mie uniche certezze.

Nessun commento:

Posta un commento