giovedì 15 dicembre 2022

Qualcuno era comunista


Nessuno parla più di Dio, perlomeno nella mia bolla social. O, meglio ancora, di un dio, uno a caso, fosse pure Manitù. Anche io non sono religioso, intendiamoci. Eppure mi sembra che ci sia una sedia vuota nella mia vita: vogliamo chiamare questa assenza Dio oppure in un altro modo, va bene uguale. Una sedia vuota dentro una sala piena, mettiamo una sala da concerto, o un cinema, ecco, dove proiettano il primo film di Susanna Nicchiarelli, si intitola Cosmonauta e l’ho visto ieri sera in televisione.

Si avverte che è un’opera prima, con tutti i limiti e le virtù del caso. Ma la scena iniziale è folgorante. Una bambina di otto anni, l’età a cui si fa la prima comunione, si trova a questo scopo in una chiesa della periferia romana, quando una compagna le sussurra: “È il giorno più bello della mia vita.” Lei non risponde, la guarda strano. Poi si gira e comincia a correre nella direzione opposta, varca il portale in stile moderno e geometrile, i lembi bianchi dell’abito da sposa di Gesù sollevati con entrambe le mani. La colonna sonora è costituita da una bellissima cover di Nessuno mi può giudicare di Caterina Caselli; non so chi la interpreti, nemmeno Shazam me lo sa dire.

La bambina attraversa luoghi che potrebbero essere ovunque, sfiora passanti distratti ed extracomunitari intenti, calpesta, sempre correndo, terreni incolti dove incrocia un branco di pecore – gli animali la osservano o forse cercano qualche residuo ciuffo di tarassaco – e quando raggiunge il proprio appartamento si chiude in bagno, dove si leva l’abito da cerimonia che le deve apparire come un’incomprensibile sovrastruttura. “Perché mi fai questo, perché…?” le grida da fuori la madre, interpretata da Claudia Pandolfi in stato di grazia. “Perché sono comunista!” ribatte la bambina alzando le braccia al cielo.

Nella mia bolla nessuno parla più di Dio ma, nemmeno, afferma orgogliosamente di essere comunista. È tutto un distinguere, considerare e ammiccare ironicamente; molta pars destruens e nessuna pars costruens. E pensando ai danni che hanno fatto sia l’idea mondana di Dio sia il comunismo, come si dice, storico, va bene così. Ma mi piacerebbe possedere la ribalderia per compiere lo stesso gesto: alzare le braccia al cielo, cercando di colmare quel vuoto con parole non poi così importanti.

Un cielo a cui la bambina e il fratello, sdraiati fianco a fianco sulla terrazza, guardano nella speranza di intravedere la navicella spaziale su cui orbita Yuri Gagarin; è il cosmonauta (gli astronauti sono americani, ci viene ricordato nel film) del quale tengono il manifesto in camera da letto. Nei primi anni Sessanta, nell’estrema periferia romana, Gagarin era dunque uno dei tanti sinonimi di Dio. O forse un succedaneo, come le uova di lompo per il caviale, ma meglio di niente quando l'originale si nasconde.

In una canzone di una paio di decenni dopo, Giorgio Gaber aggiunge: “Qualcuno era comunista perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo \ Perché sentiva la necessità di una morale diversa \ Perché forse era solo una forza, un volo, un sogno…” Io sono comunista ma anche cristiano, ebreo, buddhista, mussulmano, io sono tutto e niente perché su Facebook non riesco a decollare.

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