Nessuno parla più di
Dio, perlomeno nella mia bolla social. O, meglio ancora, di un dio, uno a caso, fosse pure Manitù.
Anche io non sono religioso, intendiamoci. Eppure mi sembra che ci sia una
sedia vuota nella mia vita: vogliamo chiamare questa assenza Dio oppure in un
altro modo, va bene uguale. Una sedia vuota dentro una sala piena, mettiamo una
sala da concerto, o un cinema, ecco, dove proiettano il primo film di Susanna
Nicchiarelli, si intitola Cosmonauta
e l’ho visto ieri sera in televisione.
Si avverte che è un’opera prima, con tutti i
limiti e le virtù del caso. Ma la scena iniziale è folgorante. Una bambina di
otto anni, l’età a cui si fa la prima comunione, si trova a questo scopo in una
chiesa della periferia romana, quando una compagna le sussurra: “È il giorno
più bello della mia vita.” Lei non risponde, la guarda strano. Poi si gira e
comincia a correre nella direzione opposta, varca il portale in stile moderno e
geometrile, i lembi bianchi dell’abito da sposa di Gesù sollevati con entrambe
le mani. La colonna sonora è costituita da una bellissima cover di Nessuno mi può giudicare di Caterina
Caselli; non so chi la interpreti, nemmeno Shazam me lo sa dire.
La bambina attraversa luoghi che potrebbero essere
ovunque, sfiora passanti distratti ed extracomunitari intenti, calpesta, sempre
correndo, terreni incolti dove incrocia un branco di pecore – gli animali la
osservano o forse cercano qualche residuo ciuffo di tarassaco – e quando
raggiunge il proprio appartamento si chiude in bagno, dove si leva l’abito da
cerimonia che le deve apparire come un’incomprensibile sovrastruttura. “Perché
mi fai questo, perché…?” le grida da fuori la madre, interpretata da Claudia
Pandolfi in stato di grazia. “Perché sono comunista!” ribatte la bambina alzando
le braccia al cielo.
Nella mia bolla nessuno parla più di Dio ma,
nemmeno, afferma orgogliosamente di essere comunista. È tutto un distinguere,
considerare e ammiccare ironicamente; molta pars
destruens e nessuna pars costruens.
E pensando ai danni che hanno fatto sia l’idea mondana di Dio sia il comunismo,
come si dice, storico, va bene così. Ma mi piacerebbe possedere la ribalderia
per compiere lo stesso gesto: alzare le braccia al cielo, cercando di colmare
quel vuoto con parole non poi così importanti.
Un cielo a cui la bambina e il fratello, sdraiati
fianco a fianco sulla terrazza, guardano nella speranza di intravedere la
navicella spaziale su cui orbita Yuri Gagarin; è il cosmonauta (gli astronauti sono
americani, ci viene ricordato nel film) del quale tengono il manifesto in
camera da letto. Nei primi anni Sessanta, nell’estrema periferia romana,
Gagarin era dunque uno dei tanti sinonimi di Dio. O forse un succedaneo, come le uova di lompo per il caviale, ma meglio di niente quando
l'originale si nasconde.
In una canzone di una paio di decenni dopo,
Giorgio Gaber aggiunge: “Qualcuno era comunista perché aveva bisogno di una spinta
verso qualcosa di nuovo \ Perché sentiva la necessità di una morale diversa \
Perché forse era solo una forza, un volo, un sogno…” Io sono comunista ma anche
cristiano, ebreo, buddhista, mussulmano, io sono tutto e niente perché su Facebook non riesco a
decollare.
giovedì 15 dicembre 2022
Qualcuno era comunista
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