venerdì 30 dicembre 2022

Il dubbio e la colomba

Quando non si riesce a venire a capo di un problema, Jung suggeriva di domandare all'inconscio. Non aspettatevi una risposta come le istruzioni per montare la libreria Billy, aggiungeva Jung in ampio anticipo sull'Ikea. Il linguaggio dell'inconscio somiglia a quello dei profeti: simboli e metonimie, che di notte si srotolano per lasciare  a volte – tracce delle sue capriole al risveglio.

Perché non provarci, mi sono detto. In fondo ho provato (con scarso successo) anche a ballare il tango e fischiare con due dita in bocca  poi ho scoperto, avviene spesso con le soluzioni più semplici, che senza dita mi veniva benissimo, lunghi fischi da marmotta a superare i campi per addentrarsi fin dentro al bosco.

Il problema diventava ora udire la risposta del bosco, dopo avere scritto la mia domanda su un foglietto di carta con un pennarello color oro; mi sembrava che un elemento di cauta bizzarria potesse favorire il responso. Quindi ho posato il foglio, ben piegato, sotto il cuscino, e mi sono addormentato.

Quella notte ho sognato il mio amico Francesco Scimemi. In realtà lo siamo solamente su Facebook, non c'è mai stato un incontro, solo sfiorati in una bolgia di gattini e parole che fanno le fusa. Eppure anche così riesce a essermi molto simpatico. Di professione, fa il mago.

Io camminavo lungo una strada pedonale trapuntata di negozi, tra gli altri un panificio e un parrucchiere con il cavallino, ci vengono fatti montare i bambini più riottosi per regolargli la zazzera. Sembrava un borgo medievale ma, stranamente, nessuno in giro, quando lo intravedo dietro una vetrina. Massì, è proprio lui: il mago!

Sorride, sorride sempre, anche su Facebook, e intanto mi saluta con la mano. Quel ciao ciao che si fa dal finestrino di un treno o dalla poppavia di un battello a chi resta, o forse parte per un viaggio diverso. Ciao ciao, Guido. Ciao ciao, Francesco. Non ci siamo detti, senza parlare, altro.

A quel punto mi sono svegliato e ho registrato il sogno sullo smartphone. Era ancora notte fonda, faticavo a riprendere sonno. Cosa significa?, pensavo. Cosa vuole dirmi l'inconscio? Che accidenti devo fare?

Da una sola domanda ne germogliavano a decine...

Ma la passione ha un'altra grammatica, cantavano gli Avion Travel. Ok ok, la faccenda della libreria Ikea da montare, ora ricordo. La stessa oscura grammatica dei sogni. Ogni tanto ancora ripenso al mio, con l'espressione che hanno i cani quando non capiscono qualcosa: il muso reclinato da una parte, le orecchie sollevate. E come i cani ho smesso di cercare una soluzione. Dormire. Mangiare. Passeggiata. Pisciatina.

Se qualcosa cambierà nella mia vita – era una grande domanda, lo confesso – sarà come la colomba che esce dal cilindro. Per magia. Sembrava solo tessuto nero e compatto e austero, e invece possedeva le ali. Vai tu a sapere come fanno i maghi... Il giorno in cui dovessi incontrare Francesco, voglio proprio chiederglielo.

Nel frattempo posso dedicarmi a cose più interessanti. Ad esempio sbucciare caldarroste, oppure rovistare negli abissi del naso, frugare bene con l'indice che i politici si puntano l'uno contro l'altro in tivù, o, ancora, guardare i manichini nei negozi di vestiti.

Da qualche anno, avete notato, alle manichine femmina hanno iniziato a tracciare i capezzoli. Da grigie colline di plastica che erano i seni, ora premono sotto camicette a fiori che, dopo i saldi di gennaio, già parlano la lingua della primavera. Capezzoli come colombe che non vedono l'ora di spiccare il volo.

Nessun commento:

Posta un commento