La minima distanza tra gli incisivi di
Jane Birkin ne rendevano imperfetta la perfezione del volto, dunque tanto più
desiderabile e umano, collocandosi in un presente fatto di Citroen DS, bonjour
comment-allez vous?, quando la risposta era un très bien pronunciato senza
esitazione, si accompagnava a sorrisi che rimanevano impressi su Polarid di
cui non immaginavamo ancora lo stingersi dei colori, giù giù, sempre
sorridendo, per i gradini verso spiagge infuocate dove rotolare palloni
gonfiabili ottenuti collezionando i punti del formaggino Susanna, il tutto
circonfuso dalle note sussurrare di Je t'aime, moi non plus, che vietata
nei circuiti ufficiali (ma Radio Montecarlo e Radio Capodistria
continuavano a metterla in onda) circolava da noi attraverso audiocassette
pirata, come quella che lo zio inseriva nell'autoradio quando la zia apriva la
portiera per raggiungere a piedi la boulangerie Chez Bernard, eravamo in
vacanza in Costa Azzurra dopo avere presentato alla dogana il certificato di
vaccinazione contro il colera, veniva richiesto solamente a chi proveniva
dall'Italia, pouvez-vous passer, s'il vous plaît, ma al momento del suo rientro
con la busta contenente le baguette lo zio troncava i bisbigli di Jane Birkin
e, con un gesto rapido così inusuale per lui, sostituiva la cassetta con Grande
grande grande di Mina, uno scarto di non so quante ottave nella voce che ci
faceva sobbalzare sui sedili posteriori della Fiat 125 bianca, tre cugini,
maschi, e una sola tacita congiura: la zia non deve sapere, e non ha mai saputo
cosa ascoltavamo in sua assenza. Ho sempre pensato che Jane Birkin fosse un
segreto tutto nostro.
lunedì 17 luglio 2023
Segreti
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