lunedì 17 luglio 2023

Segreti

La minima distanza tra gli incisivi di Jane Birkin ne rendevano imperfetta la perfezione del volto, dunque tanto più desiderabile e umano, collocandosi in un presente fatto di Citroen DS, bonjour comment-allez vous?, quando la risposta era un très bien pronunciato senza esitazione, si accompagnava a sorrisi che rimanevano impressi su Polarid di cui non immaginavamo ancora lo stingersi dei colori, giù giù, sempre sorridendo, per i gradini verso spiagge infuocate dove rotolare palloni gonfiabili ottenuti collezionando i punti del formaggino Susanna, il tutto circonfuso dalle note sussurrare di Je t'aime, moi non plus, che vietata nei circuiti ufficiali (ma Radio Montecarlo e Radio Capodistria continuavano a metterla in onda) circolava da noi attraverso audiocassette pirata, come quella che lo zio inseriva nell'autoradio quando la zia apriva la portiera per raggiungere a piedi la boulangerie Chez Bernard, eravamo in vacanza in Costa Azzurra dopo avere presentato alla dogana il certificato di vaccinazione contro il colera, veniva richiesto solamente a chi proveniva dall'Italia, pouvez-vous passer, s'il vous plaît, ma al momento del suo rientro con la busta contenente le baguette lo zio troncava i bisbigli di Jane Birkin e, con un gesto rapido così inusuale per lui, sostituiva la cassetta con Grande grande grande di Mina, uno scarto di non so quante ottave nella voce che ci faceva sobbalzare sui sedili posteriori della Fiat 125 bianca, tre cugini, maschi, e una sola tacita congiura: la zia non deve sapere, e non ha mai saputo cosa ascoltavamo in sua assenza. Ho sempre pensato che Jane Birkin fosse un segreto tutto nostro.

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