venerdì 21 luglio 2023

Il piccolo psicanalista, gioco politico per l’estate

Giochiamo al piccolo psicanalista. Intanto, ci vuole un sintomo, un lapsus; in mancanza di meglio va bene anche una parola a caso. Presidente, mettiamo.

La coniugazione femminile è come noto presidentessa, oppure la presidente. Giorgia Meloni ha invece richiesto di essere chiamata il Presidente del Consiglio della Repubblica italiana. Il piccolo psicanalista dovrebbe a questo punto ricercare nella biografia di Giorgia Meloni un episodio che ne tradisca l’omosessualità latente, oppure aspettative di un figlio maschio da parte dei genitori, che verrebbero così tardivamente compensate.

Ma esiste anche un altro costrutto psichico che i manuali di psicologia chiamano formazione reattiva. Detta in soldoni, prendi una cosa che non ti piace e la ribalti di segno, anche se sei poco convinto (o magari nemmeno ti poni il problema) della bontà del suo opposto, ti interessa solo fare un dispetto. Se volete tirarvela un po’ potete chiamarla alla maniera di Nietzsche: “malattia delle catene”.

Ma un dispetto a chi, di quali catene stiamo parlando?

Ad esempio di quelle, sintattiche, con cui Nichi Vendola incatena le sue infinite subordinate, nel timore che nel parlare semplice e chiaro qualcosa venga inteso. Lo sto ascoltando, ospite a una trasmissione televisiva su La7, sciorinare tutti i luoghi comuni della sinistra dei diritti: la famiglia queer, il transgender, essere uguali ma diversi, resilienti e accoglienti…

Per carità, non che manchino delle ragioni nelle sue parole. Ma mi immagino una che è cresciuta nei circoli missini della Garbatella. Cosa fai, ti fai chiamare Presidentessa oppure – e questa sarebbe la diagnosi del piccolo psicanalista che è in me – gli fai un dispetto?

Ma perché questa storia dei diritti, a sinistra, non viene chiusa nel più semplice e sintetico dei modi: ognuno faccia il cazzo che gli pare. O se vogliano alzare il livello linguistico, si porti in processione, come il parroco di Sant Ilario, l’amor sacro e l’amor profano. Ma dopo un’ora di Nichi Vendola che inanella parole vuote e roboanti, anche a me viene voglia di farmi chiamare Vostra Maestà.

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