giovedì 20 luglio 2023

Rimozioni

Non sono un animalista scalmanato, sono anzi pieno di incongruenze: ho smesso di mangiare carne di maiale e cuccioli in genere (agnello, capretto, vitello) ma la carbonara al ristorante non la mando certo indietro, e tutti i mercoledì, da un furgoncino partito a notte ancora fonda da Brescia, acquisto pollo allo spiedo con patate al forno, se sono fortunato c'è anche la faraona ripiena. Vado inoltre fiero dei miei giacconi di pelle da motociclista e degli stivali texani che ho fatto arrivare direttamente dagli Stati Uniti, il marchio è già un programma: Tony Lama.

Fatte le dovute premesse, quando vedo un veicolo come questo parcheggiato di fronte a una macelleria – la macelleria Cometti a Torre Santa Maria, nella circostanza – mi viene un magone che non trova le parole per dirsi. E anche il principio di una rabbia che rivolgo contro me stesso: ma quanti anni ancora vuoi aspettare, ne hai già cinquantasette, prima di assumere una posizione non equivoca nei confronti della più tenace rimozione di una comunità organizzata e su vasta scala, viene perfino sublimata in narrazione favolistica, la mucca Carolina o la stella di Negroni, che vuol dire qualità...

E sì che le parole per dirlo dovrebbero avercele insegnate fin da piccoli: fratello lupo, fratello, non cugino o prozio, lontano parente. E invece è come se tra il gattino da postare sui social e la bistecca servita nel piatto non ci fosse nulla, solo il buio di quel furgone che cela allo sguardo l'ultimo viaggio dei nostri fratelli animali. Animali vivi, per la precisione, sta anche scritto. Poi più niente. Oblio. Segue dopo qualche giorno il si fidi, la provi e la prossima volta vedrà che mi ringrazia, pronunciato dal macellaio mentre si pulisce le mani sul grembiule bianco macchiato di rosso. Ho una tartare che si scioglie in bocca!

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