lunedì 10 luglio 2023

Padri e figli

Carlo Donat-Cattin, sindacalista e politico democristiano con importanti ruoli di governo – tra il 1969 e il ‘91 fu ministro in tre legislature – si dimise da ogni carica in seguito alle azioni terroristiche del figlio Marco, e in particolare per via della sua fuga a Parigi di cui si ipotizzò un coinvolgimento del padre, mai provato.

Naturalmente i reati confermati in giudizio, tra cui quello di doppio omicidio, sono diversi dall'ipotesi di violenza sessuale per cui è sotto inchiesta Leonardo Apache La Russa, inserita in un contesto che appare obiettivamente confuso; è sempre sbagliato anticipare i verdetti giudiziari, ma in questa occasione ancor di più.

Non si chiede dunque alla seconda carica dello Stato di dimettersi come fece Donat-Cattin, anche se a molti di noi la cosa non dispiacerebbe... Trovo però utile soffermarsi su due cose:

1) se stupro c'è stato, è avvenuto nella casa del Presidente del Senato con lui presente (in altra camera, va detto).

2) Quando dice Ho interrogato mio figlio, non c'è problema, tutto occhei, era quella a essere strafatta di coca, la domanda che mi piacerebbe gli venisse rivolta dai giornalisti è la seguente, che purtroppo non ho ancora sentito pronunciare: Ma ha interrogato anche sé stesso, Presidente?

Se Donat-Cattin, e non l'ha fatto, avrebbe potuto aiutare il figlio a fuggire a Parigi, la presenza di Ignazio La Russa sul luogo del (ipotetico) misfatto fa infatti di lui un potenziale complice. Potenziale, ripeto. Ma è proprio quando una cosa è ambigua che si deve insistere.

Anche Lei, non scappi Presidente, era strafatto di coca, oppure aveva bevuto una Sambuchina con la mosca, un Cynar… Chiarisca!

Ovviamente io non credo a una versione complottista, ma la legge è fatta anche di questi se e ma da verificare. Come va ovviamente verificata l'accusa della ragazza, che, come si dice, potrebbe parlare a nuora perché suocera intenda. E cioè possedere carattere politicamente strumentale. È ugualmente improbabile, ma le istituzioni vanno tutelate come vanno tutelate le persone

Quindi bene che La Russa resti al suo posto, al momento non sono presenti elementi che pregiudichino la sua posizione, per quanto l’autorevolezza ne viene incrinata (il rapporto che c'è tra La Russa e l'autorevolezza è quello che c'è tra un paio di mutande dell'Oviesse e la settimana della moda, quindi cambia poco). Resta il fatto che ogni parola da lui pronuncia sulla vicenda è una parola di troppo, e fino a ora il troppo ha già stroppiato.

Avrebbe potuto o, meglio, dovuto dire soltanto: Come padre credo alla versione di mio figlio, ma come uomo delle istituzioni mi metto a disposizione della magistratura. Collaborerò come possibile al chiarimento della vicenda, in attesa di un giudizio che non spetta a me, e a cui mi rimetto fiducioso. Mi assumo già da ora le eventuali responsabilità che mi competono.

E l’ultima postilla è decisiva, già che in politica, a differenza della teologia, sono le colpe dei figli a ricadere sui padri.

2 commenti:

  1. Io spesso ho portato a casa dei miei bimbe strafatte con cui sollazzarmi anche in compagnia di miei amichetti per caso presenti, ma sempre in garbato silenzio evitando sveglie precoci ai genitori che riposavano il giusto sonno.

    RispondiElimina