domenica 15 agosto 2021

Un fischio

Richiamando il cane con un fischio, mi accorgo che non so più fischiare come un tempo. Sono sempre stato orgoglioso di questa mia capacità: fischi potenti, squillanti, senza neppure bisogno d'inserire due dita dentro la bocca – chi utilizza la stessa mano inarcando pollice e indice, chi entrambe per poi tendere simmetriche le dita; possono essere tutte quelle non opponibili, con l'esclusione degli anulari. Ed erano lunghi, i fischi che emettevo, sia in estensione temporale che spaziale, si potevano udire a centinaia di metri di distanza, fischi come l'acuto di Claudio Villa nel finale di Granada. Mi uscivano dalle labbra anche senza una necessità impellente, ad esempio per attirare l’attenzione dell’amico che stava montando in Vespa per ritornare a casa, non avendo trovato nessuno con cui dividere una Chesterfield al Bar Sole. Lo vedevo allora fermarsi, rimettere la moto sul cavalletto, e girarsi in mia direzione. Sorridendo. Il fischio di oggi somigliava invece a un petardo guasto, che risolve il suo impeto in un suono fioco e disarmonico; provando a darne conto in forma lessicale, sarebbero solo consonanti buttate lì a casaccio: fszzssfsx. Anche il cane mi ha guardato con un'espressione un po' stupita, piegando il capo di lato come fanno i cani quando non comprendono qualcosa. Forse, ho riflettuto, negli anni è cambiata la cassa armonica, un dente si è sbrecciato, o magari non avevo messo la lingua nel punto esatto del palato. Ma non credo sia questo, perché ho riprovato più e più volte ottenendo sempre il petardo loffio. A quel punto il cane ha smesso di badarvi, la sua testa pelosa ha riacquistato una postura retta e vagamente english – tutti lo scambiano per un Gordon Setter, ma in realtà si tratta di un Hovawart, razza proveniente dalla Foresta Nera in cui Heidegger amava passeggiare con le braghette corte della Hitler-Jugend –, considerando normale quell'atto sonoro mancato, la forma che nel frattempo aveva acquisito il possibile. Gli animali si abituano in fretta al mutare delle cose, e quando invecchiano non giocano più a barattolo e pallina, non vanno a correre ai giardinetti con le scarpe tecniche e i fuseaux fosforescenti, come fanno i pensionati. Sonnecchiano, semplicemente, ogni tanto aprono un occhio per richiuderlo subito dopo. Ed è quello che ho fatto anch’io quando mi sono accorto che non so più fischiare.

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