Overton window, la finestra di Overton. Mi capita sempre più
di frequente di imbattermi nel concetto elaborato dal filosofo e attivista
statunitense John Overton, Wikipedia lo riassume a questo modo: “La finestra di
Overton è un approccio per identificare le idee che definiscono lo spettro di
accettabilità delle politiche governative.”
Chi ne parla, su
giornali e social network, lo fa a ragion veduta in relazione alla pandemia, ma
mi sembra che questi scritti contengano un elemento inespresso, una sorta di dunque in forma interrogativa: e dunque, cosa fare?
Non è un quiz, le
risposte possibili sono molteplici. Ma gli stessi testi, in maniera altrettanto
implicita, appaiono sbilanciati verso un’unica direzione, che semplificando
potremmo far coincidere con l’appello contro il Green Pass di Giorgio Agamben e
Massimo Cacciari.
Il dunque smette così
di essere una domanda rivolta al lettore, e assume piuttosto la forma di
un'esortazione sillogistica. Del tipo: sulla base di ciò che ti ho appena
detto e, ancora di più, alluso, ci stiamo abituando a rinunciare ai nostri diritti
fondamentali, libertà del corpo entro lo spazio fisico e sociale che lo ospita
(tra cui quello, decisivo, di sputacchiare sulle olivette dell’happy hour),
addirittura a farci infilare nella carne degli intrugli che modificheranno il
nostro DNA, rendendoci simili a creature di Star Trek. Dunque, finestra di Overton, ribelliamoci ai
politici impiccioni!
Ma esiste anche un
altro dunque, e questa interpretazione lo richiama quale sua ombra arrischiata,
doppio psichico. Dunque me ne frego di ciò che cercano di spacciarci come
realtà esterna mutevole, a cui siamo chiamati ad adattarci. Continuo a vivere
come se fossimo nel 2018, come se non esistesse, non solo, la pandemia, ma
anche ciò che i filosofi del diritto chiamano stato d'eccezione. E fu proprio in virtù dello stato d'eccezione
che, nella Londra bombardata dagli Stuka nazisti, fu stabilito il coprifuoco,
senza suscitare alcuna rivolta popolare. Dunque non si poteva uscire a ballare
la sera? No, non si poteva. E nemmeno mettere le lucine all'albero di Natale.
Dunque, seguendo lo
stesso filo paralogico, che del sillogismo rappresenta un’ingannevole
perversione, in Gran Bretagna ancora vivono in un regime poliziesco? La teoria
della finestra di Overton suggerisce infatti un'assuefazione alle limitazioni
della libertà, le abbiamo già incontrate nella forma di “accettabilità delle
politiche governative”.
Beh, non proprio...
Terminata la guerra la finestra si spalancò con un colpo di vento, e, come
in una celebre canzone, si ricominciò a cogliere i funghi dietro la collina
finalmente sgombra dal nemico, e a farci fare l’amore, l’amore dalle
infermiere. Detto in altre parole, una democrazia con salde radici
istituzionali è anche elastica, e sa distinguere tra costitutivo e provvisorio,
tra stato di diritto e stato d’eccezione.
Ma la canzone che ora
va per la maggiore è un’altra, appartiene allo stesso periodo ma il refrain
recita l'adesso della vita, la vita è
adesso, e ogni dilazione al piacere viene vissuta quale intollerabile
ingerenza, secondo ciò che il filosofo Romano Madera ha battezzato con un
felice neologismo dantesco: “licitazionismo”. Ossia tutto deve essere lecito,
disponibile, consentito. Proprio come nel canto V dell’Inferno, versi 55-57, in
cui parlando della regina degli Assiri Semiramide così viene descritta: “A
vizio di lussuria fu sì rotta \ che libito fè licito in sua legge, \ per torre
il biasmo in che era condotta.”
L’invito, dunque,
sempre un dunque va scovato tra le righe, è a vivere come se quella accanto a
Pompei fosse solo una montagnola senza punta, correva l’anno 79 dell'era
volgare. Poco importa se invece è un vulcano che continua a vomitare lava e
lapilli.
E' crollato pure il muro. Forse solo perché si sentiva il vociare oltre.
RispondiEliminaEcco. Importante è che si senta sempre un vociare oltre. Altrimenti l'assuefazione al nulla diventa davvero possibile.