sabato 21 agosto 2021

La coscienza infelice, o sul rave di Viterbo e la società affluente, che tanto affluente non è

Sono stato a pochissimi rave, ma mi sono sempre divertito – alle nostre latitudini, gli unici luoghi in cui puoi ancora imbatterti in Shiva e Dioniso, magari in forme un po' caricaturali. Non ho dunque alcun pregiudizio al riguardo, ma trovo fuori fuoco l'ennesimo contrapporsi per fazioni (ringhianti) che segue al rave di Viterbo.

Le critiche sono note e diffuse – i raver brutti sporchi e cattivi, semplificando. Ma soprattutto molto, mooolto drogati –, e mi concentrerò sulle apologetiche. Ha alimentato la discussione un post su Facebook di Loredana Lipperini, che affianca al suo svelto commento un reportage documentato e puntuale, è possibile trovarlo qui. Un testo che possiede molti meriti, primo fra tutti evidenziare un vizio diffuso nell'informazione al tempo di Internet, sempre più di frequente solo pettegolezzo travestito. 

Nel finale inciampa però nelle stesse manchevolezze che denuncia, facendo coincidere, con uno sciatto cliché, i due stupri lì forse avvenuti (un reato penale odioso) con il patriarcato (un retaggio antropologico certamente deprecabile, ma non di rado alimentato dalle donne che quella sottocultura hanno introiettato e quindi trasmesso), e collocando infine l'equivalenza spuria in un contesto che viene definito "libero". E perché mai un rave dovrebbe essere più libero di un circolo scacchistico, o di un dopolavoro ferroviario?

Da simpatizzante dei rave party, a me sembrano semplicemente un giochino estetico, che fa cioè leva, letteralmente, sui sensi, da disarticolare e accendere nella forma di un godimento che non ammette dilazioni prospettiche, solo presente e svago tipico di quella società che un tempo si sarebbe detta affluente. Ma ora va progressivamente impoverendosi, trasformando la perdita in rancore perbenista o rimozione edonista – e cos'è un rave, se non un collettivo e sovraeccitato standby, una sospensione adrenalinica in ciò che Hegel chiamava coscienza infelice? I termini libero, libertà, liberazione, li lascerei dunque ad altri aspetti dell'umano.

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