mercoledì 25 agosto 2021

Dioverde, o sul cromatismo teologico

Io credo che la terra sia rotonda, non piatta, su un giornale ho letto di un tizio che addirittura credeva fosse quadrata, ma pur credendovi non provo verso la rotondità in cui confido alcun sentimento, né positivo né negativo. Mentre credo che il blu sia un colore molto elegante, e difatti ho molti pullover blu, blu marino in particolare, ma anche il blu Klein (una variante più intensa del blu Cina) mi piace molto. Al contrario, credo che il verde mi stia male, dunque evito indumenti di questo orrendo colore, lasciandoli volentieri ai seguaci di un importante partito politico italiano. Ma perché, allora, quando si dice di qualcuno che crede in Dio, si dà per scontato che gli voglia anche bene, che ami Dio perfino più di quanto io ami il blu? E il guaio è che gli stessi che lo affermano, che credono, sviluppano tale convinzione affettiva, trasformando la credenza in devozione. Per quel che mi riguarda e vale, anche io credo in Dio, ma mi fa più schifo del verde. Non vedo nessuna ragione per stabilire un'equivalenza tra amore e credenza, a maggior ragione quando l'oggetto – o meglio ancora il presunto artefice dell'oggetto  coincida con questa galleria cromatica degli orrori che chiamiamo vita. Da qui la mia bestemmia preferita: Dioverde!

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