giovedì 1 novembre 2018

Anima mia, o sull'etica dell'irresponsabilità

Che cos’è il bene? Il bene è la volontà di fare il bene si è pensato per molti secoli con Agostino, quarto secolo dopo Cristo, che ha letteralmente inventato l’etica dell’intenzione. Prima di lui le idee al riguardo erano varie e confuse, e l'indecisione era grande sugli atti che dovessero essere rubricati come virtuosi. Non importano i risultati dei miei comportamenti, ci dice invece Agostino, ma la loro essenza psichica, e cioè lo scopo da cui sono originati. Dunque non sono le strade dell'inferno e piuttosto quelle del paradiso, a essere lastricate di buone intenzioni... 
Si è dovuto aspettare la fine del diciannovesimo secolo perché si facesse largo la consapevolezza che, sì, insomma, avrai anche voluto mostrarmi quanto è bello il tuo elefante, ma magari potevi evitare di introdurlo nella mia cristalleria… E adesso chi paga i vasi rotti?
Allo stesso modo, l’idraulico che allaga una casa rifonderà il cliente dei danni procurati, per quanto stesse cercando, tutta la buona volontà, nessuno lo mette in dubbio, di riparare lo sciacquone del water. E così il parrucchiere che ha tagliato un orecchio, la sua intenzione sarà pure stata quella di scolpire un bel carré, ma che ora cacci fuori un nuovo orecchio, come la maestra
 che per distrazione infila una matita nell’occhio dell’alunno. Ognuno si assuma le proprie responsabilità, e infatti la nuova idea di bene, che ha dato forma alla modernità occidentale, si chiama etica della responsabilità, portando la firma di Max Weber. Non più le buone intenzioni insomma, ma ciò che le azioni, per quanto benintenzionate, producono. Ossia i loro effetti. Al limite ci sarà l'attenuante giuridica della preterintenzionalità. 
Esiste solo una categoria che attualmente ne è immune, e quando rompe non paga: psicologi, psicanalisti e vari artigiani dell’anima, tra cui guaritori olistici con miracolose promesse di palingenesi. Niente, per questo nutrito gruppo di persone è come se le lancette della storia si fossero fermate alle carrozze trainate da una pariglia di cavalli bai, con il cocchiere dalle lucenti galosce. Pura etica dell’intenzione, nessuna assunzione di responsabilità. Nessuna modernità morale. 
Un paziente può andare in analisi per dieci anni – lettino, sogni, padre orco e madre desiderata, non facciamoci mancare nulla del breviario freudiano – e stare peggio di prima. Sarà comunque colpa sua, delle resistenze interne che hanno impedito di portare a buon fine la terapia. Mi dispiace. Auguri e omaggi alla sua signora, sono i soliti novanta euro per l'ultima seduta.
Mah, può anche essere, non voglio forzare verso una critica qualunquistica, per quanto a me sembra una spiegazione un po' di comodo. Oltre duemila anni fa, i medici cinesi venivano decapitati se non mantenevano in salute l’imperatore. Una forma particolarmente radicale di etica delle responsabilità. Ma almeno un calcetto nel culo, al tuo psicanalista che ti prende nella merda e ti rilascia nella cacca, non vogliamo darglielo?

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