lunedì 12 novembre 2018

Puttane, o sull'amore al tempo del Movimento 5 Stelle

Con l'espressione "puttane" riferita ai giornalisti, Alessandro Di Battista, nei giorni scorsi, non è inciampato nell'ennesima buccia di banana verbale, ma per una volta ha manifestato con chiarezza il pensiero del movimento politico a cui appartiene. Non poteva esserci metafora più calzante. 
Al netto dello sfondo sessuale che non credo possa ancora scandalizzare qualcuno – e nel caso questi sappia che il sesso è ormai cosa pubblica, i selfie di Salvini nel talamo amoroso ne danno ampia testimonianza –, della prostituzione l'attivista pentastellato coglie l'elemento di artificio erotico, la simulazione del piacere che la caratterizza.
Per traslato, quella simulazione da fisica diviene cognitiva, andando a colpire l'intera categoria dei giornalisti. Non un insulto generico e vagamente perbenistico, ma tecnico. 
Se ne ricava che un giornalista è una persona impegnata a simulare un pensiero non proprio, e ciò per compiacenza a interessi personali quanto altrui – poteri come si dice forti, che gli assicurano lo stipendio a fine mese.
A questa prima lettura se ne affianca una ancora più profonda e conseguente. Se infatti i giornalisti possono esprimere solo un pensiero capzioso, un pensiero interessato come gli apprezzamenti sessuali di una donna a ore ("ma che bel fusto, oh, sì, dai… "), ciò significa che da qualche parte debba esistere un pensiero genuino.
Il luogo dell'autenticità coincide naturalmente con il movimento in cui milita Di Battista, le cui stelle, come quella che contraddistingue il salame Negroni, diventano sinonimo di qualità. Di più: di verità!
Ed è così che quando si realizza il flirt politico non è inscenato con astuzia, e, al posto dei mugolii posticci con cui vengono doppiati i film porno, abbiamo un vero amplesso. Quello del Movimento 5 Stelle con il popolo che lo sostiene. Un atto d'amore, arriverei perfino a dire. 
Tra godimento unico e pensiero unico, il passo è però breve…

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