Ho notato che le
persone che frequentano certi corsi su cui sono sempre un po' elusivi, e a che
a un'eventuale insistenza al riguardo ti liquidano con la sigla anglosassone di
"self improvement" – sviluppare il proprio potenziale individuale, se
ho capito bene –, sono le stesse che si dichiarano convintamente spirituali, o
comunque si cimentano con le tradizioni che provengono dall'oriente mistico e
rituale; dottrine, come il buddhismo, in cui l'identità soggettiva è vissuta
quale fastidioso intralcio da cui liberarsi al più presto, alla maniera di un
cappottino troppo stretto ai primi caldi di marzo.
Se ho sempre capito bene, con una mano è allora come se
lavorassero di forbice per sfibrare quell'inutile indumento, ma con l'altra,
moderne Penelopi, lanciano la spola del telaio con cui ricompattare i tessuti
appena sciolti. Fare e disfare, fare e disfare…
Di giorno finiscono così col somigliare a supereroi che danno l'assalto al mondo seguendo un unico imperativo: "don't limit your challenges, challenge your limits!" Ma di notte Batman torna a essere un semplice pipistrello, un topo volante indistinguibile da decine di altri topi ugualmente grigi, che sbattono le ali un po' a casaccio mentre ronzano attorno a un lampione che fa le bizze.
Di giorno finiscono così col somigliare a supereroi che danno l'assalto al mondo seguendo un unico imperativo: "don't limit your challenges, challenge your limits!" Ma di notte Batman torna a essere un semplice pipistrello, un topo volante indistinguibile da decine di altri topi ugualmente grigi, che sbattono le ali un po' a casaccio mentre ronzano attorno a un lampione che fa le bizze.
Più io o meno io, dunque?
Mi consola il sospetto che siano entrambi innocui passatempi – tessere la propria identità a misura di un glorioso arazzo, per poi usarlo come zerbino – come una partita a Burraco quando in tivù non c'è nulla d'interessante da vedere, tipo l'ispettore Derrick o Paperissima.
Mi consola il sospetto che siano entrambi innocui passatempi – tessere la propria identità a misura di un glorioso arazzo, per poi usarlo come zerbino – come una partita a Burraco quando in tivù non c'è nulla d'interessante da vedere, tipo l'ispettore Derrick o Paperissima.
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