venerdì 16 novembre 2018

In cielo e in terra, o sulla meteorologia sentimentale

Gli amori sono decisi “su nel cielo” scrive la ragazza dalle pagine di un sito web per incontri sentimentali. Poi aggiunge un nome, una sigla, un brand che per molti è una garanzia. Paulo Coelho. Chi si riconosce in quel piccolo mondo di certezze spirituali sarà così portato ad annuire, e magari a pensare di essere proprio lui l'amore destinato (su nel cielo, bada bene su nel cielo) alla ragazza del sito web.
Ma ci saranno anche quelli che invece storcono il naso. Quale ingenuità, che pensiero naif! Riprendendo a compulsare le centinaia pagine di un saggio Adelphi sulla filosofia della Grecia antica, è firmato da Emanuele Severino e i caratteri sono piccoli piccoli. Arrivati al capitolo su Platone troveranno però un argomento molto simile. Solo scritto meglio, con parole più precise e vibranti.
"Però, lo dice Platone... Mica Coelho: Platone!"
Gli appartenenti a questa seconda e certamente squisita categoria, concluderanno, a quel punto, che da qualche parte su nel cielo che loro però chiameranno Iperuranio, è già deciso. Prima o poi entreranno in una libreria. E in quella libreria andranno allo scaffale dei libri Adelphi. E allo scaffale dei libri Adelphi troveranno una donna, o un uomo, qualcuno che sarà comunque bellissimo. E nella sua rarefatta bellezza starà sfogliando le pagine dello stesso libro di Severino. Bum! 
Dopo essersi riconosciuti, i lettori Adelphi, come quelli di Paulo Coelho (ma non diteglielo, se non volete prendervi un volume della Treccani in testa) si ameranno per tutta la vita. È il cielo, pardon, l'Iperuranio, ad averlo impresso nella sua soffice biblioteca di nuvole. 
Infine ci sono altri che ascoltano una vecchia canzone di Paolo Conte. Il titolo non se lo ricordano più ma solo quel verso, dopo l'introduzione di pianoforte e vari parapapà e zum zum zum, in cui l'inconfondibile voce roca intona con un velato accento astigiano: "non vedo, tra parentesi, nessuno partito da lontano per esistere con me… "
Sotto sotto però anche loro sperano, o meglio sanno, che come le conchiglie da cui si ode il sommesso lamento del mare, anche l'eco di quella canzone sta toccando altri padiglioni auricolari. Appartengono a qualcuno che forse ancora non cononoscono, magari non ha mai letto un libro di Severino, ma in questo caso non lo considerano un peccato mortale.

Qualcuno che non crede quasi più a nulla, se non al presente in cui si espandono le note della canzone che si trasforma col passare del tempo in una verde milonga, a invadere lo spazio di una cameretta con i poster che si appendono alle pareti da ragazzi; dimenticando però di sostituirli, ora che ragazzi non sono più, con qualcosa di più adulto.
Quando il totale disincanto dell'uno incontrerà i passi dubbiosi dell'altra, qualcosa dovrà pur succedere. No, non è stampato nella tipografia del cielo ma, giorno dopo giorno, sono le persone a scriverlo sulla superficie della terra, o almeno è quanto pensano i due che stanno ascoltando Paolo Conte. Il problema è che in caso di pioggia le bozze del romanzo della loro vita diventano fango, e devono ricominciare da capo. 
Beh, se non si fosse capito, io sarei la controparte maschile al terzo tipo. L'amante senza cieli né ombrelli.
Per questo mi arrabatto con fatica alla voce amore. Mi sono sempre chiesto il motivo, ma forse ora l'ho compreso: non ci sono più le mezze stagioni, ecco la ragione dei miei affanni sentimentali. E piove così stramaledettamente tanto, i fiumi si gonfiano e ruggiscono, straripano i tombini, continua a piovere che dio la manda! Piove piove piove, sul nostro amor...

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