mercoledì 17 ottobre 2018

Spiritualità, o sui figli illegittimi di Platone (che non è lo zio ricco di Plotino)


Semplificando un po', a me sembra che la spiritualità, almeno in Occidente, sia filosofia per persone un po' ignoranti. E fin qui tutto bene, non solo gli istruiti ed eleganti hanno diritto a un posto in prima fila al gran teatro delle idee.
Semplificando allora ancor di più, la spiritualità è probabilmente il pensiero di Platone nelle sue pagine più accessibili e visionarie – il mito di Er, ad esempio, contenuto nel decimo Libro de La Repubblica –, senza però citare la fonte e al netto delle sottigliezze logiche manifestate altrove, o la molteplicità panottica che ritroviamo nel Simposio.
Quindi si prenda un ciuffo speziato dalla grande tradizione orientale, ma anche qui guardandosi bene dallo sporcarsi le mani con la complessità, lavoriamo piuttosto di mastello a spianare ogni grumo che possa intralciare l'assimilazione istantanea. Aurobindo e Krishnamurti e lo Zen resteranno dunque in castigo dietro la lavagna, sono troppo faticosi da digerire, troppo colti e pieni di nuance, anche ironiche 
 Krishnamurti che suggeriva di usare il termine Coca-Cola quale mantra per la meditazione. 
Mi avete seguito fino a questo punto, gli ingredienti sono in tavola? Bene, mescoliamo con consistenti dosi di cialtronismo speculativo, per comodità si può trovare già bello cotto e servito nella Teosofia di Madame Blavatsky, o nei voli pindarici di Gurdjieff e Castaneda. Tutte persone intelligentissime, intendiamoci, ma con quel tipo di intelligenza che ritroviamo anche in Giorgio Mastrotta e negli altri venditori di materassi (come si dorme bene sui materassi di Castaneda, come sono soporifere le tecniche di risveglio di Gurdjieff… ).
Cuocendo il tutto a fuoco lento si ottiene quel brodino insipido che viene appunto chiamato spiritualità, che sta alla filosofia come il catechismo sta alla teologia – don Bosco e i suoi calcio balilla in luogo del fervore escatologico nelle lettere ai romani di Paolo, o della sofferta introspezione di Agostino.
Non guastano, per quanto apparentemente incongrue, guarnizioni complottistiche per vivacizzare la pietanza nel servirla, come le immancabili scie chimiche, l'uomo non è mai stato sulla luna, le piramidi servivano da pompe di benzina per dischi volanti, e naturalmente lo stesso Dio biblico che è un feldmaresciallo alieno, anzi una truppa, già che il pronome con cui viene indicato è un plurale indefinito (Elohim).
Una sbobba per palati senza alcuna esperienza e curiosità, dove non solo il meglio della linea metafisica d'Occidente è andato irrimediabilmente perduto – Parmenide, Hegel, Teilhard de Chardin, Plotino, che non è il nipote scapestrato di Platone come Paperino per Paperone – ma, quale effetto di una misteriosa reazione chimica, si è guadagnato un elemento assente in origine. L'arroganza.
Quella con cui ti spiegano, un sorrisetto di commiserazione spalmato sulla bocca – loro sanno, tu non ancora –, che l'universo è composto da sette raggi e bla bla bla, c'è una risposta per ogni dubbio, una casella in cui rinchiudere il meraviglioso e lo spaventevole nel tentativo di farli tacere per sempre, come è tenuto chi non ha aperto bocca durante il matrimonio. Matrimonio che sarà dunque quello tra le già citate ignoranza e arroganza, e la progenie, da immaginare nella forma di tanti pargoletti biondi ma dal riverbero indaco, "il VERO senso della vita".
Che poi sia la loro, di vita, oppure la tua, quella di Cristiano Ronaldo o dell'ultimo dei miserabili che gli chiede il soldino del carrello della spesa bello gonfio, tendono a non fare differenza. Tutto è uno! Col cazzo allora che glielo danno, il soldino. Se la sarà cercata con il suo karma… 
Non dare udienza alle scorciatoie dei nuovi mistici, gli spirituali in scarpe da jogging e gluten free, tutti chiacchiere e detersivo per lavare ogni macchia dalla coscienza, trovo sia il minimo gesto di rispetto verso noi stessi: gli sforzi che abbiamo fatto per capire, la resa al mistero nel non riuscirci mai del tutto, quando a ben vedere quello scarto si chiama sacro.
In fondo non è difficile, basta fare come abbiamo imparato con i testimoni di Geova. E così d'ora in avanti gli risponderemo, ma bada bene con accento filippino: Il Signole è fuoli pel lavolo. No, non tolna. Ciao Ciao!

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