
Non trovo in ogni caso molto interessante scoprire la sorgente del
business, oltre che di quel liquido trasparente di cui la natura è ancora
prodiga (non per molto...), e mi sembra sia un altro l'aspetto su cui volgere lo sguardo. Mi riferisco alla sollevazione pressoché unanime e indignata sui
social network, ma anche sulla stampa tradizionale, che tale iniziativa ha
suscitato, coaugulando in un biasimo corale. In pratica, Chiara Ferragni è immediatamente diventata il nuovo
nemico di classe – e non sarò certo io a negare che sia una stronzetta
arricchita, Lombroso e la fisiognomica annuirebbero convinti –, ma la facilità
nel separare il grano dal loglio e i buoni dai cattivi mi mettono sempre un po’
in sospetto…
A parte che l'acqua da otto euro e fosse pure da ottanta, o ottocento, si
può evitare di acquistarla, e attaccarsi come si faceva da bambini alle
fontanelle rionali, a parte insomma la libertà di farsi i cazzi propri, non
sarà che siano proprio notizie iperboliche ed eccentriche come questa a far velo ai conflitti economici del nostro tempo, che si giovano
della digressione?
Insomma, la vera e profonda ingiustizia è altrove, mimetizzata dentro la banalità del
Capitale.
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