giovedì 25 maggio 2017

Sangue chiama sangue



Il sangue degli animali investiti morti ammazzati sulla statali – è cupo, è porpora, altre volte vira al lucido e vermiglio (sangue arterioso, sangue venoso).
E’ uguale uguale al sangue umano. Sulle stesse statali. O da balconi con piccoli ciuffi di basilico arricciato dal freddo, lasciarsi andare con le palpebre chiuse, braccia spalancate. Il sangue come un dipinto di Jackson Pollok, esploso sul selciato.
Il sangue, davanti ai bar di Scampia, degli sparati, gli accoltellati, i delittuosi saranno un giorno pentiti. Emofiliaci che spurgano sangue in lunghi tiepidi fiotti dal naso. Lo ritrovi sul camice bianco del macellaio, quello verde del chirurgo. Mi raccomando la bistecca, bene al sangue!
Un bambino è appena cascato dalla bicicletta gialla e blu. Lo osserva piangere il nonno. E' disperato, dalle lacrime non ci vede quasi più. Vieni, gli dice il vecchio allungando la mano. Ti pulisco il sangue.
Il sangue. In inglese blood, tedesco blot, svedese blod. Il sangue somiglia sempre al sangue.
Ho visto una donna lavare il sangue coagulato sull’asfalto rovente. Acqua, Mocio, un solvente azzurro diluito nel secchiello. Stava sulla statale dei Giovi, poco prima di Lentate. Era del figlio di mia sorella, mi sussurra tergendosi il sudore. Tuo nipote? Mio nipote.
Sangue chiama sangue, recita un vecchio proverbio italiano. Il vino fa buon sangue, suggerisce un altro.
Non è ancora adolescente. Si tocca all'improvviso i pantaloni chiari, con una smorfia di sorpresa. Tutta la classe fissa la chiazza scura allagare lentamente tra le gambe. La professoressa posa il libro di Omero, le cinge con un braccio le spalle e accompagna in bagno senza dire una parola.
E’ il suo primo sangue. Altri ne verranno ancora.

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