martedì 23 maggio 2017

Manchester 22/05/2017


Un altro attentato suicida. Un kamikaze. A Manchester.
Ripenso al complesso di colpa descritto dai reduci dei campi di sterminio nazisti, la vergogna di essere ancora vivi. Si traduceva, ancora a molti anni di distanza, in un silenzio duro e resistente come pietra. Una reazione certamente sbagliata, ma frutto di un’emozione necessaria.
Ripenso poi a un bell’articolo di Salman Rushdie, diceva che di fronte agli attentati terroristi bisogna continuare a vivere come si è sempre fatto: ascoltando e ballando il rock, indossando minigonne con i fiori più preziosi del nostro giardino. Essere e fare il quotidiano occidentale, insomma. Tra cui stare qui in mutande a digitare parole inutili sul web, che domani, o già oggi, non leggerà più nessuno.
Ma quel silenzio di pietra aveva una sua bellezza statuaria. E dunque rispondere all’orrore con la bellezza del silenzio o con il frusciare delle minigonne?
Io, onestamente, una risposta non ce l’ho. E così continuo a digitare parole inutili che più inutili non si può, indossando un paio di mutande Tezenis.

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