martedì 23 maggio 2017

Poveri scemi e ricchi babbei, una modesta proposta politica



Quando vedo un povero scemo, e intendo povero in senso proprio, economico, insomma un babbeo senza un soldo in tasca, mi fa pena. Quando invece vedo un ricco scemo mi fa sempre un po' incazzare - Gianluca Vacchi può bastare come esempio, su la mano chi lo trova simpatico?
Ma perché, allora, se vedo un ricco e un povero intelligenti non provo più nulla?
Per qualche misteriosa ragione tali emozioni ora si annullano. Immagino che il ricco in fondo si sia meritato ciò che e ha, ed è questo, probabilmente, a rendermi non solo tollerabile ma perfino simpatica la sua ricchezza, mentre il povero… Beh, il povero, grazie all'intelligenza, potrà certamente ribaltare le sorti avverse.
E invece le cose non stanno così. Un tempo, forse…  Ma è una fede ormai illusoria: che capacità e talento possano incidere sul mondo, su questo mondo. Di più, è ideologia. È infatti utile farlo credere - dai ricchi intelligenti e pure da quelli scemi -, quando a guardar meglio ci accorgiamo che all'intelligenza si è sviluppata una resistenza di sistema, come un batterio dopo lunghe scorpacciate di antibiotici.
Una risposta politica al presente dovrebbe dunque immaginarsi un'umanità interamente composta da scemi; tutti ma proprio tutti scemi, non bisognerebbe barare nemmeno più di tanto. E da lì fare perno per agire sul reale, riequilibrando le cose a partire dalle emozioni primarie: rabbia, e compassione.

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