mercoledì 3 maggio 2017

Una di queste persone qui, mettiamo, o sull'eterna disputa tra saperi umanistici e tecnici



Un ricercatore di chimica molecolare, mettiamo, oppure un ingegnere nautico, una di queste persone qui. Si occupano di teoria di repulsione delle coppie elettroniche dello strato di valenza, oppure formulano i calcoli idrostatici che stanno alla base del modellamento della carene semidislocanti, specie quelle più recenti che prevedono una zona prodiera maggiormente stellata, insomma una di queste persone qui, mettiamo...
Ma cos'è quella faccia, non mi direte che non conoscete la carena semidislocante a proda stellata, o la teoria chimica che passa sotto l’acronimo VSEPR?!
E certo che non le conoscete, come non le conosco io: sono appena andato su internet a curiosare, copiando, un po’ a casaccio, parole che mi suonano come arabo.
Se però, mettiamo sempre, vi trovaste a conversare con lo stesso ricercatore di chimica molecolare, oppure con quell'ingegnere nautico che progetta le carene semidislocanti, insomma una di queste persone qui: sarebbe disposta a introdurvi con pazienza al suo sapere, io penso, magari con un pizzico di legittimo e compiaciuto orgoglio, quello non possiamo negarglielo.
Di più, il nostro interlocutore si stupirebbe del contrario - che chi non ha fatto studi ingegneristici conosca le carene semidislocanti -, e perciò non vi guarderebbe dall'alto in basso come fa l'Alano col Chihuahua.
Ma mettiamo che vi imbatteste invece in una giovane assistente di letterature comparate, meglio ancora gender studies, va bene anche un laureato in storia e critica del cinema o un traduttore letterario - i traduttori mi ero dimenticato dei traduttori, i traduttori sono i più tremendi di tutti! -, e che iniziaste a parlare con una di queste persone qui. Persone che sembrano volerti pisciare in testa, non so perché ma l'impressione è sempre quella: incontinenza urinaria da assunzione massiccia di conoscenze intellettuali.
E lo farebbe forse veramente, una di queste persone qui, ti piscerebbe in testa se si accorgesse che non hai mai letto La jeune Parque di Valery, o se non sai della lampadina che Hitchcock aveva infilato nel bicchiere di latte portato da Cary Grant a una Joan Fontaine più splendida che malata, per non dire se tu facessi un po' di confusione nella traduzione di un vocabolo inglese.
Oggi, su Facebook, ad esempio, una mia conoscente traduttrice ironizzava su tutti quei disgraziati che ancora si ostinano a tradurre yard con cortile - "compiangiamoli" sembrava essere il sotto testo alle sue parole, che suscitavano grande ilarità e assenso tra i suoi contatti, tra i molti almeno sopraggiunti a dar man forte allo sbrago. Intanto, leggendola, io mi sentivo ancora più piccolo e scemo, rispecchiandomi nell'immagine di quello scemo che ho scoperto in quel momento di essere.
Ma cosa cavolo dovrei tradurre allora, pensavo in castigo dietro alla lavagna del disprezzo, in ginocchio sui ceci, cosa dovrei dire io che non sono mai stato negli Stati Uniti, e aprendo a capo chino il Concise Oxford Paravia leggevo come prima voce: yard, noun, it. cortile...
Provate quindi a immaginare ancora il nostro ingegnere nautico, a immaginarlo mentre posta su Facebook un intervento in cui si burla di chi non conosce la carena semidislocante, è giù risate anche su tutti gli ignoranti che non sanno come è fatta una zona prodiera stellata, ma roba da matti, come si fa a non sapere una cosa del genere, anche mio figlio di quattro anni lo sa!
Non vi torna, vero? E perché allora dovrebbe essere la norma per un traduttore letterario, un filosofo continentale, un cazzo di intellettuale qualunque che si dà di gomito con la sua cricca a una vostra qualsiasi incertezza in un sapere settoriale, il loro sapere. Suscitando, tra parentesi, la gioia speculare della contro-cricca dei qualunquisti in salsa padana, che così possono concludere che la cultura non serve a nulla, chiamando radical chic tutto ciò che si discosta da una brugola del dodici. 
Certo, si potrebbe obiettare - e infatti c'è chi lo fa - che i saperi artistici e letterari possiedono un valore universale e dunque diffuso (Shakespeare e Michelangelo sono di tutti, i motoscafi con carena semidislocante solo di qualche bauscia coi quattrini), e dunque una loro lacuna rappresenterebbe un vizio ben più grave.
Ma grave per chi, perché ti preoccupi della mia salute, non saranno cazzi miei? E se invece non avesse avuto ragione Rino Gaetano, quando cantava "mio fratello è figlio unico perché è convinto che anche chi non legge Freud può vivere cent'anni..." Inoltre, a me sembra che sia altrettanto universale il teorema di Pitagora, o sbaglio?
Ma alla fine quello che volevo dire e adesso finalmente lo dico, era solamente un dubbio, un sospetto antropologico che riguarda tutte queste persone qui, e così può forse essere sintetizzato: perché gli studi scientifici rendono le persone tolleranti e disposte, mentre, mettiamo per l'ultima volta, quelli umanistici ne favoriscono il definitivo approdo nel girone degli stronzi?

Ps – Per la cronaca, io ho studiato filosofia, non sto tirando acqua al mio mulino.

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