Bello quando lo
smartphone ti invia notifiche di cui non intendi il senso, meno che mai i
personaggi, a mala pena il contesto da integrare con i trasferelli
dell’immaginazione, consegnandoti alla speranza che ancora esistano isole sperdute in cui accamparsi, e come il soldato giapponese Hiro Onoda perseverare in una guerra già perduta.
Una guerra alla
pervasività del presente, un presente semplificato, per slogan e figure, da
incollare sull'albo delle figurine in cui gli spazi vuoti hanno smesso di
suscitare il pungolo della ricerca. A differenza di Battiato, io mi accontento
di queste piccole gioie quotidiane. L’ultima è la seguente:
"Grande
Fratello, Beatrice Luzzi chiede aiuto a Giuseppe Garibaldi e smaschera
Varrese."
Chi è Beatrice
Luzzi? Chi è Giuseppe Garibaldi? Chi è Varrese e quali malefatte ha compiuto, prima
di essere smascherato dagli altri due?
Non importa.
Parole. Risaltano ai miei occhi come cacche di cane ai giardinetti dopo che ha
appena nevicato. Suoni. Riecheggiano nelle orecchie come frasi smozzicate
pronunciate dal chirurgo, mentre l'anestesia totale comincia a fare effetto. La
semantica è solo un dettaglio, un quasi niente, il boccolo biondo che scivola
sulla schiena alata del putto.
Ero al bar a
giocare a bigliardo il giorno in cui l'insegnante di lettere ha spiegato il
verso pape Satàn, pape Satàn aleppe. Una lacuna scolastica mai
più colmata – cosa voleva dire Dante? Aleppe... pape... a Satàn forse ci
arrivo. Sarà che un vuoto di sapere somiglia a un vuoto d'aria durante il volo, e non meno divino è l'atterraggio nella Commedia.
A
maggior ragione, diventa irrilevante chi sia e cosa faccia tale Beatrice Luzzi;
a parte chiedere aiuto a Varrese, un altro perfetto Carneade. Quanto a Giuseppe
Garibaldi, sospetto non sia quel Garibaldi lì, la cui bronzea figura troneggia
nella piazza principale della mia città.
A confortarmi è il
fatto che la comunicazione venga inviata a me, proprio a me, il famigerato
algoritmo l'ha stabilito con inequivocabile certezza, è la X che a battaglia navale dovrebbe
colpire e affondare l'incrociatore; ad altri il siluro contenente la foto di
Chiara Ferragni mentre dona il suo sangue, di certo più rosso del mio.
L'algoritmo sa, ti dicono.
Ciò significa che,
oltre a due Giuseppe Garibaldi, devono esistere anche due Grande Fratello (uno
infatti è vip), entrambi un po' grulli. O perlomeno, quello che dovrebbe
spiarci e ricavare cosa interessa e piace e quindi siamo disposti ad acquistare
– versione 2.0 della Stasi, di Tom Ponzi – spara ancora nel mucchio; nel torneo
di freccette in un pub inglese centrerebbe la svastica tatuata
sul sedere di Paolo Di Canio.
Del
sottoscritto, bene che vada, l'intelligenza artificiale ha compreso quanto i
Testimoni di Geova; di tanto in tanto (ma sempre meno spesso) suonano al
citofono per mettere in salvo la mia anima. Sì, lo so, la fine è vicina, li
anticipo ogni volta io. E poi gli lancio il gavettone.
Il mondo in cui viviamo è modellato sul pensiero unico perché si abbevera alla stessa fonte. E si dà per scontato che tutti debbano sapere chi è Beatrice Luzzi. Quando mio nonno, contadino, incontrava un suo conoscente, parlava delle sue esperienze di vita e di lavoro: ciò che diceva l’uno rappresentava quasi sempre una novità, un arricchimento per l’altro e viceversa, perché tra i due esistevano ancora delle differenze culturali. Esisteva ancora una diversa concezione della vita, una differente coscienza delle cose che succedevano e quindi il confronto accresceva e migliorava sia l’uno che l’altro. Le parole di quelle due persone non erano veicolate dall’esterno, da un algoritmo, non venivano forgiate da programmi televisivi ma nascevano da conoscenze personali.
RispondiEliminaOggi si va sempre di più affievolendo quel modo variegato di pensare perché il mondo fornito a tutti, dai media, è identico, così come sempre più identiche sono le parole ed i messaggi messi a disposizione per descriverlo. Quando ci incontriamo parliamo, tutti, delle stesse cose viste in televisione o lette su facebook. Se oggi mio nonno incontrasse quel suo amico non credo proprio che scambierebbe con lui le sue esperienze di vita e di lavoro; i due non parlerebbero né di semina né di potatura, non si consiglierebbero vicendevolmente su come ottenere un buon vino, ma i loro discorsi sarebbero rivolti al Grande Fratello e a Beatrice Luzzi. Ora mi domando: ma se l’intelligenza artificiale o questi famigerati algoritmi non hanno capito nulla di te, che hai lo strumento attraverso il quale possono controllarti e raggiungerti (lo smartphone), come faranno a raggiungere il sottoscritto che non ha il cellulare?
Però possiedi un computer, attraverso il quale hai scritto questo bel commento. E dunque, Pino, vedrai che Beatrice Luzzi, Giuseppe Garibaldi e Varrese prima o poi si insinuano anche nella tua vita. Che non è necessariamente una iattura, come non lo è la visita - del tutto estemporanea - dei testimoni di Geova.
RispondiEliminaMa il computer - caro Guido - non è proprio come lo smartphone. Io vedo, per strada, sui mezzi pubblici, al cimitero ... solo persone con il volto chino su questo strumento di distrazione di massa. Possibile che questa "Beatrice Luzzi" sia talmente interessante da non permettere più di osservare, che so, un albero secolare lungo un viale, un vecchietto malinconico seduto su una panchina, un vaso di gerani sul davanzale di una finestra? Per comprendere bene il fenomeno basta entrare (anche nudo, tanto nessuno se ne accorge) in un vagone della metropolitana di Roma: guardano tutti quella scatoletta. No, non è una iattura ma una cosa peggiore: una pericolosa e compulsiva dipendenza le cui conseguenze le vedremo fra qualche anno. Magari fossero come i testimoni di Geova: quelli usano ancora la parola per esprimersi e non fanno danni. Non volermene e stammi bene.
EliminaMi sa che io sono uno di quelli, capo chino sul telefonino e patta dei pantaloni rimasta aperta, il focus dell'attenzione è come il fiotto di pipì: non può andare da tutte le parti, come gli irrigatori da giardino. E oggi la mia attenzione-pipì va tutta per Beatrice Luzzi, Varrese, e Garibaldi... Stammi bene anche tu!
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