lunedì 21 agosto 2023

Que reste-t-il?

 


Il sempre ottimo Fabrizio Coscia  (docente, critico letterario e teatrale, autore, direttore editoriale e soprattutto grande amante degli animali, ed è quest'ultimo aspetto che me lo fa sentire particolarmente vicino), giovedì ha pubblicato su Facebook il seguente post:

"Ogni cosa, qua sopra, nasce pasce e muore in tre giorni."

Se ne ricava che ciò che ha scritto, se non gli avessi fatto la respirazione bocca bocca, starebbe morendo in queste ore, nessun sepolcro informatico si spalanca da solo al terzo giorno. Ma se ne ricava anche un'altra cosa, in forma di specificazione assente nelle sue parole. Che così acquisterebbero maggiore aderenza alla realtà:

Ogni cosa VERBALE, qua sopra, nasce pasce e muore in tre giorni.

Per le immagini è infatti diverso. Rimangono registrate in un archivio, anzi due: il primo si chiama immagini del profilo e l'altro non ricordo, ma entrambi possono essere richiamati da chiunque (sempre che non vengano posti veti informatici, operazioni comunque troppo complesse per me). 

Ciò porta alla conseguenza che quando qualcuno ti chiede l'amicizia: 1) o l'accetti senza pensarci troppo, come se stessi corrispondendo alla richiesta di una sigaretta; 2) o è proprio a quegli archivi figurali che in prima battuta ti affidi, per farti una sommaria idea della persona con cui stai entrando in relazione, ed eventualmente decidere se proseguire. 

Nel mio caso, quando trovo selfie del richiedente abbracciato con Salvini - eventualità per nulla astratta e fin troppo frequente - la dogana resta abbassata. Se superato questo primo checking dovessi scoprire che trattasi di donna e per giunta carina, particolare ugualmente diffuso e spropositato rispetto alla vita reale, mi sono sempre chiesto perché le donne che mi chiedono l'amicizia sono di norma tanto belle, scattano puntuali le fantasie di fidanzamento.

Scorro così tutte le foto che accompagnano le varie fasi della vita: il primo figlio allattato sotto l'ombrellone a spicchi arcobaleno; il giorno della laurea con il tocco, quel cappelletto squadrato che rende simili a piattaforme petrolifere; in gita scolastica a Venezia - lo si capisce dai souvenir con la gondola o Piazza San Marco - confusa nel gruppone sorridente, da cui spunta una mano che fa le corna al vicino; la stinta polaroid di un uomo giovane e robusto, sembra felice per una promozione sul lavoro o la vittoria di un torneo di boccette, ciao Babbo recita la didascalia, con oggi sono già cinque anni...

Infine mi soffermo su quelle in cui ancora ragazza pedala con un abito di cotone leggero e svolazzante, meglio se di color cobalto con piccoli fiorellini colorati o chiari pois, lo chignon contiene il troppo dei capelli ma alza il sipario sullo spettacolo del collo.

Una premessa personale per trarre una conclusione che a me appare più generale, forse perfino universale, di certo filosofica. Quando Derrida individua nella scrittura il luogo privilegiato dove ricercare la "différance", da intendere come rinvio al tempo mitico del differire ma anche lasciare tracce distintive, i social non esistevano ancora, e non ha così potuto collaudare la sua teoria nell'orizzonte della tarda modernità. Il suo sfondo è ipotetico.

Ma a noi ora basta un click per riconoscere come la traccia verbale sia simile alla scrittura con inchiostro simpatico; solo un cocciuto rompicoglioni può rianimarla scaldando il foglio con un fiammifero, sul manuale di Paperinik insegnavano a farlo con il succo di limone. Diversamente ci toccherà saturare di segni grafici la stessa pagina virtuale che si rimbianca a ogni giro - "cosa stai pensando?" - convertendo il gesto dello scrivere da memoria a presente infinito.

È quanto ho fatto io con la traccia morente di Fabrizio: l'ho rianimata. I più si accontentano di ciò che resta, que reste-t-il recita una celebre canzone francese da cui ha forse tratto spunto Derrida, que reste-t-il de nos amours, que reste-t-il de ces beaux jours, que reste-t-il dei nostri insulti e scazzi sui social?

Immagini, ormai questo dovrebbe esserci chiaro. Solamente immagini.


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