Christian Raimo, uno degli scrittori più attivi e popolari sui social, ha di recente condiviso attraverso Facebook un intervento di Vanessa Roghi, dove la storica di Orbetello criticava (come noi tutti da giorni) l'infelicissimo articolo di Concita De Gregorio su Repubblica, in cui per stigmatizzare comportamenti incivili gli artefici venivano accostati a cerebrolesi cui pulire la bocca. Al suo attivo ha già 234 like, 62 commenti e 35 condivisioni, che a loro volta macinano like come chilometri un camionista. Raimo non sbaglia un colpo.
Premetto che non ho nessuna intenzione di polemizzare
con Roghi e Raimo, ma ho trovato curioso il seguente passaggio nel testo:
"...abbiamo imparato a convivere con le tante
diversità e la scuola e la società sono diventate un posto migliore e nessuno
si è più sognato di dare del mongoloide a qualcuno per dirgli che è un
imbecille. Gli si dice imbecille e stop."
Si procede poi con argomenti in buona parte
condivisibili, ma torniamo al passo citato. Analizziamolo. Mongoloide è un
termine altamente offensivo, così venivano definite le persone con sindrome
down. La ragione è nota e sta nella somiglianza con gli abitanti della
Mongolia, in particolare la forma degli zigomi, pronunciata e tonda, e il
taglio orientale degli occhi.
C'è qualcosa di sconveniente nel provenire dalla
Mongolia e avere questi tratti somatici? Assolutamente no.
Imbecille deriva invece dal latino imbecillis,
variante del più comune imbecillus con significato di debole fisicamente o
mentalmente.
C'è qualcosa di sconveniente nell'essere deboli
fisicamente o mentalmente? Direi proprio di sì.
Se ne ricava che mongoloide è un eufemismo, ossia una
formula attenuativa per indicare una deviazione da ciò che ora viene chiamato
abilismo e un tempo normalità, mentre con imbecille la lingua viene usata in
forma diretta, denotativa.
Se volessimo essere pignoli, il ragionamento di
Vanessa Roghi andrebbe invertito di segno: per rispetto nei confronti di tutte
le persone fisicamente o mentalmente deboli dovremmo stralciare il termine
imbecille e ripristinare mongoloide, secondo il principio comunemente accettato
per cui, quando parliamo di un male, è meglio alludere che dichiarare, tanto da
trasformare un cieco in non vedente e un eunuco in diversamente sessuato.
Eppure qualcosa nelle viscere mi porta a resistere
alla logica, affidandomi alle consuetudini d'uso della lingua. Non darei così
nemmeno io del mongoloide a chi mi schizza una bustina di ketchup, come feci
io, oltre vent'anni fa, sull'abito nuovo del mio sconosciuto vicino di tavolo
in un fast food, ma opterei per imbecille, che è appunto quanto egli esclamò.
Con piena ragione, tocca aggiungere.
Se dunque io sono un imbecille e non un mongoloide è
perché il primo termine mostra meno, è più tecnico. E per un processo noto ai
linguisti sono proprio le parole dal significato più stringente che da esso
possono congedarsi, in una deriva semantica che prende il
nome di connotatività.
In altre parole, ciò che in origine denotava ora
connota, e viceversa. Sembra un paradosso ma è un'inversione più frequente di
quanto si possa credere, già che i linguaggi tecnici sono appannaggio degli
specialisti e di latino e greco ce ne stiamo scordando, con eccezione del liceo classico a scuola non vengono più insegnati, mentre il volto
tondeggiante che proviene da una steppa asiatica è più difficile da obliare.
Ne ricaviamo che il linguaggio supera in complessità
la virtù che per suo tramite viene proclama, di cui il politically correct
rappresenta l'estrema semplificazione, e non è infrequente che siano proprio i
termini più distanti dal loro significato letterale a cogliere maggiormente nel
segno, facendo male.
Quindi benissimo al tabù verso l'orrenda espressione
mongoloide, a fronte della libera circolazione di imbecille, cretino, idiota.
Tutte gravi patologie mentali che occhio non vede e cuor non duole, mentre
bocca pronuncia. Ma sapendo che stiamo difendendo noi stessi, le nostre
emozioni, rappresentazioni. Non gli altri, i deboli nel corpo o nella mente.
Resta il fatto - incontestabile - che tra denotazioni e connotazioni gli imbecilli dei selfi sfascia monumenti se li sono scordati serenamente tutti.
RispondiEliminaComunque mongoloide ricorda una connotazione down più che una provenienza mistico orientale. Allude fin troppo. Ed è per questo che preferisco imbecille, ma anche idiota, come il deturpa monumenti che in questi giorni continua le vacanza leggendo articoli e magari sottolinenandoli con un bel: "Ma guarda tu 'sti imbecilli.."