martedì 1 febbraio 2011

Barbabietole



Certi moscerini come risalgono
lenti alle volte del paralume
verso una luce troppo forte
per loro, troppo rovente, o forse solo
troppo semplice da evitare: è lì,
unicamente sta lì,
basterebbe un'esistenza casuale,
un nuovo lancio dei dadi…
Io Eva Braun me la immagino così:
un abito di cotone leggero
ma non vistoso, direi antracite,
o blu di Prussia,
i riccioli chiari sullo schienale
e le braccia avvolte alle ginocchia –
sì, un cerchio perfetto
penseremmo a cose fatte.
L'autista rallenta, mette una freccia;
poi riprende schiarendosi la voce
ma non dice – tanto sarebbe uscito
qualcosa di convenzionale,
come una barbabietola in più
conficcata in una Baviera
che doveva apparire necessaria
(ecco il freddo mattino,
tiepido mezzogiorno, primavera;
le Mercedes dei generali
altri moscerini impazziti
nell’andirivieni statico
delle foto d’epoca:
sempre qualcuno che sorride,
che guarda altrove...).
Eva guarda fuori,
tra campi di segale e ancora
e ancora barbabietole 
– cuore viola sprofondato in terra grassa,
cuore in attesa, cuore viola rappreso –
o già guarda Eva al bunker di Berlino?
(I cani, tra poco i cani lupo,
gli schnauzer; Blondi la riconosce
e muove forte la coda, solleva
ciuffi di peli e un gessetto bianco
nell’aria satura di comandi;
infine, quel frettoloso scambio
delle fedi, traccia diurna e smagrita
dei bei sogni borghesi con la sorella;
o ancora, semplicemente, necessari).
E poi lo vede l'operatore russo,
la distesa candida dei sei figli di Magda Goebbels?

3 commenti:

  1. Ti leggo alla sera prima di dormire e dopo l'ultima sigaretta, un rito ormai da un po' di tempo a questa parte. Scrivere non è proprio il mio forte, ti chiedo scusa, pare proprio però sia il tuo. Non capisco proprio tutto tutto quello che leggo ma non mi importa perchè le parole che non mi arrivano hanno il potere di trasformarsi in una sorta di musica, hanno proprio un bel suono messe così in fila tutte insieme. Percepisco invece altre cose che scrivi quasi completamente, come questa.E' come se le parole diventassero immagini chiarissime, come se si potessero sentire gli odori, i suoni,i rumori della macchina, il freddo la nebbiolina,il freddo della maniglia, la porta che sbatte. Chi lo sa se nel campo di segale si nascondeva un acchiappatore e se c'era chissà se ha mancato Eva Braun per un soffio o se l'ha fatta cadere giù. Come sei bravo Guido, sei un mago per davvero.

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  2. condivido in pieno tutto quello che ha detto l'anonimo li su...
    sei un mago delle belle immagine e acurate parole.
    se non avessi smesso di fumare, vorrei anch'io poter fumare una cigaretta dopo la lettura di un scritto tuo.
    Luci

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  3. ...anche io ho smesso di fumare, Luci. l'ho fatto ormai quasi 20 anni fa. ma mi sembra ieri, come si dice, mi sembra di averli passati nella pancia di una balena, questi venti anni. sì, come Giona e Holdedn Caulfield. e lo scrivo anche a te, gentile e Anonimo lettore, che qui è tutto un "acchiapparsi" uno con l'altro per il bavero, sulla soglia di un niente o di un burrone, in un campo di segale o più spesso di barbabietole, che si rintanano come cuori raggrinziti sotto i nostri passi tardo moderni e post-tutto. quando basta davvero un attimo per cascare giù, ritornare nella pancia della balena... (grazie ad entrambi di cuore, quello vero)

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