mercoledì 23 novembre 2016

"Se voti NO sei un Procio", o sugli ingannevoli riccatti referendari



Dice tizio: "Se voti NO, sei contro il cambiamento." Ribatte Caio: "Se voti SI' sei con Ulisse e Telemaco e dall'altra parte ci sono i Proci… "
Mah, in questi giorni ne stiamo sentendo tante. In particolare a me sorprende che sia passata, da entrambi gli schieramenti, questa idea: nell'imminente referendum si voterà tra due opzioni alternative, e "dunque" tra due sole possibilità di futuro.
Certo, formalmente le cose stanno a questo modo e non è possibile votare NI, pena vedere annullato il proprio voto. Eppure, dal punto di vista logico, le opzioni sono decine, se non forse centinaia.
Ma andiamo per passi. Il quesito referendario contrappone l'attuale Costituzione italiana a un'altra Costituzione, che, per quanto solo potenziale, è altrettanto determinata e circoscritta e andrebbe a sostituire la precedente,
approvata dall'Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947 e promulgata dal capo provvisorio dello stato Enrico De Nicola il 27 dicembre seguente. Quindi stiamo a due, tertium non datur. 
Ma se con il SI' faremmo in effetti corrispondere il nostro voto a una tra le due variabili appena viste la riforma costituzionale fortemente voluta dall'attuale primo ministro il NO esprime una negazione verso quella stessa riforma, ma non esclude successivi e ipotetici aggiornamenti costituzionali.
E' perciò infondata, oltre che ricattatoria, la critica che vede il SI' come unica chance di cambiamento istituzionale. Si tratta semplicemente di una negazione a questo cambiamento, proprio questo qui, incalzato da un limitatissimo gruppo di persone, ma che contiene la possibilità e forse anche la disponibilità a cambiare in altre forme, e in altri tempi.
Possiamo vederla così: a un buffet a cui sei stato invitato, un giovane uomo con i pantaloni troppo corti ti offre un piatto di cervella fritte. E non so voi, ma a me le cervella fritte fanno schifo! Rifiutare, cortesemente, non significa dunque che non intendi mangiare nulla (i tavoli sono ricolmi di leccornie, le sirene del palato ti stanno chiamando in coro), ma che non vuoi mangiare quella poltiglia disgustosa.
Se ne deduce che, anche al banchetto politico, forse ci sono pietanze più appetibili di quella che Renzi ci vuole ammannire.



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