lunedì 21 novembre 2016

Bellissima!, o su mezzi messaggi e altre inutili frattaglie



Nei giorni scorsi ho scritto di una strana proprietà degli interventi che pubblico sul web: alcuni piacciono alle donne, altri agli uomini. E però esiste una terza categoria: i testi che non piacciono a nessuno.
Con una certa sorpresa, mi sono accorto che quest’ultimi sono quelli che a me appaiono migliori, anzi sono proprio i più belli, possiedono una maggiore compenetrazione tra lingua e pensiero, ritmo e sviluppo logico, ethos e pathos. Non sto cantandomela e suonandomela da sola: è così, fidatevi, anche se il più delle volte le cose vanno diversamente. Ciambelle col buco, insomma.
Il fatto di cui sto provando a scrivere non riguarda dunque un mio eventuale valore disconosciuto, ma il fatto che quando a una ciambella viene proprio un bel buchetto – sarà capitato anche a voi, come cantava Raffaella Carrà – qui su internet nessuno se la piglia.
Confesso che, da principio, questa cosa mi dispiaceva un po’, lasciandomi in uno stato di dubbiosa perplessità. Come una donna che trovi del rossetto sulla camicia del marito appena rientrato da una cena di lavoro: “Oddio, cosa c’è in me che non va, starò diventando vecchia, grassa, brutta…?”
Ma poi, oggi, tra le nubi delle mie congetture si è aperto come uno spiraglio di verità. E stato quando ho visto il post che segue, pubblicato sulla bacheca di uno dei miei contatti su Facebook:
  
Ciao, vorrei chiederti una cortesia davvero molto importante, potresti mettere like al post di mia figlia, la pagina è "modella per un giorno" e lei ha il post con modella XXX YYY, così magari riesco ad aiutarla a farla vincere. Vedere una figlia felice per una mamma è la cosa più importante il link è questo in seguito grazie in anticipo 😘 

All’inizio pensavo si trattasse di uno scherzo, la pagina di un romanzo distopico o burlone che qualche scrittore postmoderno aveva gettato, nella forma di un’esca travestita d'ingenuità, nel vasto mare della rete. Poi, un sorrisetto beffardo dentro agli occhi, come Jannacci si fosse accucciato per vedere, per vedere di nascosto l’effetto che fa
Invece si trattava proprio di una madre molto amorevole, una madre come la Maddalena Cecconi di Bellissima, interpretata da una strepitosa Anna Magnani. Anche in quel vecchio film, in un mondo davvero diverso dal nostro, senza internet ma nemmeno televisione, la madre faceva di tutto per offrire alla propria creatura il lampo dolce della popolarità, la carezza di un successo senza sforzo e costruzione. Allora era il sogno di celluloide, oggi quello di essere modella per un giorno. Ma sono in fondo variazioni dello stesso mito, come Afrodite che, venuta dalla schiuma e ad essa ritornata, diviene Venere traversando un fazzoletto di Mediterraneo. 
Con lo stesso spirito mi sono dunque disposto al gioco della conta, controllando quanti pesciolini fossero finiti nella sua cesta. Trentotto, aveva racimolato, per questo intervento di schietta e supplice spontaneità, trentotto like, ossia trentotto persone a cui era piaciuto quel che chiedeva per la propria figlia, ma badabene col cuore in mano: “Vedere una figlia felice per una mamma è la cosa più importante”.
Non vorrei però mostrare dell’ironia o, peggio, del sarcasmo verso questa madre che in fondo rispetto. Per me il suo intervento davvero è stato una lezione di massmediologia: the medium is the messagge, il mezzo è il messaggio, mi ha infatti sussurrato la Maddalena Cecconi dei tempi nostri.
Per forza io allora ricevo un gradimento inverso in quel che scrivo, e comunque sempre al di sotto di una madre virtuosa: l’affetto verso il proprio cucciolo è più funzionale, il sentimentalismo è gradito e fa consenso, ma soprattutto è facile come tutto ciò che non produce sforzo e va diretto al centro del petto, facendo poi tana nella pancia. Diversamente, la qualità è faticosa, merita concentrazione e discernimento che non sempre sono disponibili al lettore, non sul web almeno. Il web, per lo sguardo, è una scorciatoia che tutto collega e non porta da nessuna parte, come il panopticon nelle prigioni.  
L’insieme di rivelazioni qui accennate – un’epifania, proprio – hanno ovviamente anche un corollario pratico. La mia attività su Facebook finisce qui, non credo più al mezzo, non credo, meglio, che il mezzo possa aiutarmi ad andare nell’unica direzione che davvero mi interessi: quella della forma, e del pensiero. In altre parole della letteratura.
Continuerò, in ogni caso, a mantenere aperti entrambi i miei profili su Facebook, ma con un’unica funzione informativa: io mi sto incamminando da quella parte, se ti va seguimi, se no lascia stare e se infine mi piace dove stai andando tu, sarò io a seguirti.
Ma da qualche parte là fuori, non su Facebook, fuori, dove insieme ai concorsi di bellezza c’è posto anche per le parole, i pensieri, le persone, i baci, le rane, la boxe, il vino, lo chignon, l'odore ipnotico dell'iris fiorentino e gli abitini di cotone in cui si dischiudono le femmine a giugno, i miei preferiti sono blu cobalto con piccoli fiori chiari. E se ancora non basta, c'è tutto quello che ci va, anche niente… Ciao.

2 commenti:

  1. Ciao, non so se è tra le ciambelle che ti sembrano riuscite con il buco. Ma il post sulle porte che non sono fatte per essere aperte è il mio preferito (seguito da quello su cassius clay). Semplicemente, intercetta la bellezza: un tuo ricordo incontra le parole, e le tue parole portano in superficie un piccolo tesoro, in uno struggente equilibrio in cui non prevale ciò che vuoi andare a dimostrare. Che poi io sia l'Acquistapace dimostra che quel momento è esistito davvero, in tutta la sua promettente e incompiuta bellezza.

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    1. Simona, ma davvero, sei proprio tu?! Se lo sei - e se non lo sei fai finta, non rompere subito questo ovetto di gioia purissima che mi stai regalando, anche se con la domanda che sto per farti temo che ti scoprirei - se sei veramente quella Acquistapace là, io ho una cosa importante da chiederti, ma proprio importantissima. E' un'immagine, in effetti, più che una cosa che neppure so se esiste, né se sia mai esistita. L'immagine di una bara bianca. Ma piccola, la bara di un bambino. Stava sopra una gondola nera e la gondola, come tutte le gondole, a Venezia. La novità è che a Venezia ci stavamo anche noi, era poche settimane prima che quella stramaledetta porta si bloccasse: 1980 dunque, Gianni Togni già incalzava col suo mondo da guardare da un oblò, ti ricordi Simona? Ecco, il dubbio, il mio rovello, è se quella piccola bara bianca l'abbiamo vista per davvero. Oppure l'hai vista solo tu (ricordo perfettamente il momento esatto in cui me ne parlavi, perfino il tono della voce e i tuoi capelli che dondolavano) o se infine è trentasei anni che mi sto sognando tutto quanto... E' davvero importante, per me, saperlo. (Ma per favore, non rispondermi qui, in fondo è un segreto nostro. Fallo, se vuoi - ma "vollilo!" - a questa mail: fontanaconsoldino@gmail.com)

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