domenica 20 novembre 2016

Schubert e il mare, o sul desiderio e il possesso



In una trasmissione radiofonica sulla musica classica, oggi, poco dopo le tredici, sento dire che Franz Schubert non ha mai visto il mare. Viene spesso evocato nelle sue composizioni, aggiunge il conduttore, ma Schubert non è mai stato in una località marittima, ha trascorso quasi tutta la sua breve vita a Vienna, dove è nato nel povero sobborgo di Himmelpfortgrund, nella zona nord-occidentale della città. Non aver mai visto il mare, già…
Ivano Fossati ha scritto una canzone bellissima, portata a Sanremo da Fiorella Mannoia nel 1988. Le notti di maggio, si intitola così, e il testo è un monologo con un indefinito tu come riferimento vocativo, alla maniera delle poesie di Montale. L’interprete si rivolge a un certo punto all’interlocutore astratto: “Io conosco la mia vita e ho visto il mare \ e ho visto l’amore da poterne parlare…” Continuando più avanti: “Amore senza rimpianto \ e senza confronto \ che conosci la tua vita \ ma non hai visto il mare \ e non hai l'amore per poterne parlare.”
Avere visto il mare, per Ivano Fossati, significa dunque conoscere l’amore. Ma conoscere l’amore non coincide con il suo possesso, che infatti viene solo adombrato o, meglio, rimpianto in una notte di maggio. Schubert, in ogni caso, non conoscerebbe l’amore, non avendo visto il mare. Eppure egli non ne è indifferente, al contrario: la mancanza di esperienza concreta e diretta di qualcosa non esclude dal suo orizzonte, che si insinua dentro al golfo mistico nella forma del desiderio. E così ogni nota depositata sul pentagramma ci racconta di questa ricerca: la ricerca del mare, la ricerca di Schubert dell’amore.
Ma non sarà che ogni esperienza autentica e vitale sta proprio in questa tensione, più che in una pigra acquisizione dell'oggetto a cui ci si protende, come la coda di Provolino nelle vecchie giostre? In fondo anche il rimpianto testimonia di un'assenza, un avere avuto ma non avere più, e quindi desiderare nuovamente, desiderare come e più di prima.
In un piovoso pomeriggio di novembre, che non potrebbe essere più lontano dal maggio notturno e tiepido degli amanti, mi viene da concludere che forse nessuno ha “visto” il mare come Franz Schubert, e fatto risuonare le sue onde con amore.

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