sabato 12 novembre 2016

Amicus veritas, sed magis inimicus Renzi, o sulla relatività dell'agire politico



Io ci capisco poco di diritto costituzionale. Non solo la pagliuzza nell'occhio, ma a volte mi sfugge anche l'enormità della trave giuridica che incombe. E' possibile che neppure voti al prossimo referendum del 4 dicembre, per dire. E però una cosa credo di averla compresa benissimo: la Costituzione, qualsiasi costituzione, viene chiamata così perché è stata costituita, semplicemente e unicamente per questo.
E' un artefatto umano, intendo, un prodotto anche molto raffinato del pensiero di un gruppo ristretto sebbene virtuoso di persone, ma in ogni caso non sta in piedi per una propria forza di verità, come invece si pretende dai testi sacri. In quanto testo profano, è dunque il consenso sociale a legittimare il dettato costituzionale, anche quando si parla della Costituzione più bella del mondo.
Eppure, io vedo in giro un mucchio di gente che ha fatto della Costituzione italiana un feticcio, un totem intangibile da onorare prostrati, pena la dissacrazione dello slancio resistenziale da cui è nata. Comunque vada, io trovo invece l'iniziativa di Renzi del tutto legittima: i poteri vanno sempre verificati, anche al costo di calarsi nelle loro impolverate fondamenta assiologiche, se mi si passa la parolaccia.
Ma proprio perché, alla fine, non di religione ma di politica stiamo parlando, se anche la campagna del SI' perdesse non mi dispiacerebbe poi tanto. E questo non per un sottile giudizio sul merito (di cui appunto non sono capace), ma perché la politica rappresenta il ribaltamento del celebre motto di Aristotele: "Amicus Plato, sed magis amica veritas".
Ecco, in questo momento io mi sento nemico di Renzi, molto più nemico suo e di ciò che rappresenta
politicamente, moralmente, perfino dal punto di vista estetico che non amico di una verità politica e costituzionale che comunque non esiste, se non come umana costruzione.

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