martedì 28 giugno 2011

La farfalla è un roditore, o sull'ennesimo crimine di Facebook


Tra gli infiniti crimini di Facebook, ora c'è anche quello che sta facendomi venire in odio la poesia. Chi infatti, su Facebook, si sveglia e scrive sulla propria bacheca: "Oggi mi rode il culo". E questi sarebbero quelli normali. Mentre altri, come una tale Danyla che mi ha richiesto l'amicizia alcuni mesi fa, ugualmente si svegliano, questa mattina, ma scrivono invece:

"un pulviscolo di riflessi tra disordine di vertebre ed infanzia di dita...nella densità di ciò che imprimono...mentre l'uno è mosto e l'altro vino..."

Al momento ci sono già cinque persone che hanno alzato il loro pollicione, mostrando di gradire quel che ha appena scritto Danyla. Ma si tratta davvero di una poesia, a suffragio del mio subentrato odio al genere? Magari è semplicemente un pensiero senza zavorra... una cartolina da un luogo di villeggiatura della mente... che cos'è? In ogni caso la partecipe attenzione dei cinque, come "infantili" dita di una mano, significherà pure qualcosa. Forse anche solo l’apprezzamento ad alcune immagini enigmatiche e vagamente fantasy, che fanno da corredo al testo. O dobbiamo credere che esista realmente qualcuno a cui piace un pulviscolo di riflessi tra disordine di vertebre ed infanzia di dita?!

Ho così provato a rileggere le parole sontuose e rarefatte di Danyla per sei o sette volte (è un esperimento che consiglio a tutti), nella speranza di riuscire a tradurle in una lingua comprensibile, pubblica come dovrebbe essere un social network. Alla fine sono arrivato alla conclusione che una traduzione verosimile potrebbe essere la seguente:

"Oggi mi rode il culo."

In pratica sia che il concetto venga espresso in prosa sia in poesia, su Facebook io continuo a leggere di persone che si svegliano e gli rode il culo. O che, come insinuava sornione John Cage, non hanno nulla dire. E lo dicono. La differenza sta dunque solo nella varietà della dizione - diretta oppure involuta, perfino barocca - ma nella sostanza c'è una sorprendente unanimità: l'infinito rodimento di chi non ha altro modo di manifestarlo, di manifestarsi. Non avendo però nulla da comunicare.

Eppure in una riflessione che potrebbe essere conclusa qui, verificando come Facebook sia il ricettacolo di una generale insoddisfazione - non soddisfatto è in particolare il desiderio di veder risplendere una propria lucina, che si distingua stabilmente tra le luminarie guizzanti del mondo-, dobbiamo introdurre un'ulteriore e interessante variabile: si tratta sempre e comunque di un rodimento intransitivo. Che non va cioè a comporre, in accordo con gli altri rodimenti, le altre lucine, la sagoma uniforme e maestosa di un albero di Natale nella notte, a rischiarare lo spazio circostante.
Abbiamo così tante piccole e idiosincratiche smanie espressive, davvero un pulviscolo di riflessi che dal nulla cerca di essere qualcosa, senza però contenere al suo interno alcun seme generativo, per richiamare la precedente metafora arborea. E di conseguenza nemmeno la coltivazione di un progetto, la gemmazione di nuovi significati che, impollinandosi a vicenda, possano condurre a una nuova fioritura. Quindi alla raccolta, all'assimilazione nutriente per il corpo sociale. No, solo il nulla che reclama però una sua pubblica forma, inerte e lucida come un fiore di plastica.

O se volessimo provare a spostare l'intuizione dal linguaggio della botanica a quello della logica formale, dovremmo probabilmente ricondurre tutto ciò al concetto di tautologia, o meglio ancora di tautologia estetica.

E' infatti rarissimo che gli interventi su Facebook siano veicolati per mezzo di una riflessione articolata e composta, formulati nella misura sorvegliata di un linguaggio civile, senza velleità oracolari o ammiccamenti ironici. Ossia con un'impostazione dialettica, dove l'altro sia compreso quale ombra implicita delle nostre affermazioni, che si distinguono dalle esternazioni proprio per la presenza (anche solo mentale) di un interlocutore, in tal modo partecipe alla generazione di un significato negoziabile e aperto. Quindi dal significato al fare, a una prassi efficiente nel reale.

Estetico è invece il gesto di chi semplicemente ama guardare ed essere guardato, anche le cose altrui, in un famelico processo di incorporazione. Che porta al dilagare di citazioni dotte oppure pecorecce, scampoli di mondo e vecchi spezzoni su YouTube, pubblicati sulla propria bacheca con una cadenza meccanica simile a quella di una dogana: pollicione levato e la dogana ti fa passare, ti annette all'ineffabile regno della visibilità, della luce; pollicione non-levato e la dogana rimane chiusa, le tue parole riconsegnate al limbo opaco dell'indifferenza.

Ciò che non ritrovo nelle nuove forme di comunità virtuali è allora una lingua che faccia attrito sulle cose, nello sforzo congiunto o più precisamente dialogato, umanamente intenzionato, di interpretare la realtà per stabilire un ruolo attivo e volontario al suo interno. L'alfabeto di Facebook è invece contemplativo, e ancora più spesso autocontemplativo. Ed è da qui che nasce l'elemento tautologico e profondamente asociale. Mi sembra insomma che ci si trovi alle prese con l'ennesima mina dalla miccia bagnata: uno strumento comunicativo potenzialmente deflagrante, che potrebbe avere effetti politici ed espressivi su ampia scala. Ma invece si è deciso di usarlo solo per grattarsi il sedere.

Anzi, come visto, per osservare il prurito senza fare nulla. Solo rodimenti di culo, e rodimenti di rodimenti in un processo esponenziale di astrazione. Che raggiunge infine le leggerissime e diafane ali di una farfalla, "pulviscolo di riflessi tra disordine di vertebre ed infanzia di dita..." Ma alla lunga, a furia di scontrarmi con tali squisiti cadaveri d'insetto, posti sotto al vetrino di un'attenzione che si vorrebbe senza più alcuna dogana, infinita e dunque senza fine, senza un altro a definire l'ordine comune del discorso, anche a me ha finito col rodere il culo.

18 commenti:

  1. Facebook è ANCHE questo, ma non solo. Per esempio, sono arrivata al tuo blog e a leggere questo post perché un mio "amico" di Facebook lo ha pubblicato. Quindi a mio avviso bisogna fare buon uso degli strumenti che FB mette a disposizione, per esempio selezionando le richieste di "amicizia" e poi nascondendo tutti gli "amici" che a lungo andare si rivelano solo inutili occupanti della propria bacheca.

    PS. Tutte le virgolette indicano la mia viscerale incapacità di usare tout court i termini amicizia/amico a proposito di FB. Sono termini che fosse per me scriverei con l'iniziale maiuscola, non potrei mai banalizzarli a tal punto.

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  2. Marina, intanto grazie per il tuo intervento articolato, che sarebbe già una smentita delle mie premesse discorsive. e però - attenzione - tu queste cose le scrivi sul mio blog, non su facebook. in ogni caso caso hai ragione: FB è anche ALTRO. ma soprattutto potrebbe essere MOLTO altro, che invece non è per l'uso prevalente del mezzo, da me accostato solo nelle sue linee generali di tendenza. potremmo dire, sempre "generalmente", che FB possiede una grammatica potenzialmente duttile ed espressiva, ma una sintassi elementare e logora. in fondo anche con la lingua tedesca ci hanno scritto le elegie duinesi, come pure il mein kampf. se c'è dunque un uso dittatoriale del mezzo, antidemocratico, a mio avviso consiste in una dittatura dell'impressione sulla riflessione, che porta al dilagare di quelle forme intransitive di pseudo-comunicazione che erano l'oggetto di questo intervento. e in fondo anche il tuo "amico" (mi adeguo al tuo saggio e prudente uso delle virgolette) ha "incorporato" il mio intervento su FB, non ci è entrato in una relazione dialettica, che è l'unico modo per generare nuovi significati. ma su FB, concordo, ci sarebbe molto altro da dire... (e in tempi e modi diversi io ci ho anche provato - se vai a lato di questa pagina, sotto la voce "etichette", ne trovi una con la sigla facebook. cliccandoci sopra trovi 13 altri interventi, che in forma più o meno diretta girano sempre lì: dove il dente duole.)

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  3. PS - @Marina, solo una cosa ancora. vedi, se io fossi tuo "amico" su FB (se vuoi puoi richiedermi "l'amicizia", su FB il mio nome è però guido bussoli) se fossimo "amici" dentro lì, dopo qualche tempo, e seguendo la tua salutare profilassi, tu finiresti col radiarmi. infatti NON partecipo, NON mi do da fare, NON pubblico mai niente sulle altrui bacheche e NON rispondo alle richieste di giochini. NEMMENO mi infilo dentro gli sterminati palleggiamenti del NULLA, e NULLA faccio, proprio, se non ogni tanto pubblicare sotto forma di link gli interventi del blog sulla mia bacheca. che NESSUNO chiosa, naturalmente, NESSUNO commenta e che dunque restando lì a penzolare come panni stesi: in un luogo che NON amano e da cui NON sono amati... (forse perché "l'amore è sempre reciproco", diceva lacan)

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  4. Caro Guido, io chiederò la tua amicizia, spero che tu me la congeda. Sicuramente non lascierò i tuoi interventi penzolare come panni stesi.A proposito, ho acquistato il libro di Cesare Viviani: interessantissimo! Ciao maria grazia!

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  5. te la congedo te la congedo, anzi: te l'ho già congessa... ;-) (dai Mariagrazia, non incavolarti, non sai quanti errori di battitura faccio io. che ho però qui il sovrano privilegio di poter ritornare sui mie passi, senza calpestare lo strascico d'ermellino..)

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  6. Mi hai fatto arrossire, ma sei così simpatico che ti concedo questo privilegio! Ciao e grazie

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  7. Quanti "scampoli di assenza" caro hauser.
    E NON SOLO nel senso di Bisio. FB è soprattutto ciò.
    Pucciratti

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  8. Caro Hauser, io credo invece che tu te la stia prendendo per niente! Siamo o no in tempo di democrazia dove ognuno puo' esprimere liberamente le proprie idee come meglio gli aggrada? Facebook e' un social network nato per scambi di idee, anche banali...purtroppo non tutti hanno avuto la "fortuna" di nascere - o quantomeno diventare - poeti, scrittori o artisti...quindi lasciamo che ognuno si esprima liberamente e metta in mostra quello che vuole...Se la prendi troppo sul serio finisci per dargli troppa importanza! Io sono gia' tra le tue "amicizie" virtuali. Un saluto ;)

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  9. caro anonimo "amico" su facebook, io non me la prendo affatto, mi dispiace che così tu abbia potuto interpretare. il mio utilizzo del verbo "rodere" aveva infatti solo una funzione narrativa, o meglio ancora di motore dell'analisi testuale, se così posso dire (hitchcock l'avrebbe chiamato un "macguffin"). detto ciò, e nonostante la cordialità - che ricambio - del tuo messaggio, rifiuto in modo categorico l'impostazione che tu poni alla base del tuo ragionamento. certo che non tutti sono intellettuali, perbacco. e che anche un non-intellettuale deve pur campare. ma certo, tutto giusto, ognuno deve seguire la sua natura anche quand'essa sia mediocre, o anche solo media. ma che succede quando un maschio medio, come posso essere io, vede una bella ragazza sul tram? semplice: mediamente prova il desiderio di toccarle il culo. e però se anche io posso provare questo desiderio: non lo faccio, mi trattengo. opero cioè una forzatura a un impulso naturale, e ciò perché quell'impulso naturale mi porterebbe a una cosa che si chiama molestie sessuali. ho fatto questo esempio estremo per dire che a me, degli impulsi naturali delle persone medie,che hanno i loro bravi e medi diritti, davvero non importa nulla. almeno quando questi gesti si espressività irriflessa assumono una valenza pubblica, invadendo la mia vita. io, con il mio testo, ho fatto dunque un'analisi piuttosto pacata, e credo anche argomentata, dell'effetto pubblico di tali gesti che nascono da un impulso privato, "naturale". se mi vuoi replicare devi dunque farlo a partire dalla stessa premessa discorsiva. se invece è solo per aggiungere che anche i palpatori di culo devono pur vivere... ok, sì, devono pur vivere anche loro. ma lasciami dire che io non voglio avere nulla a che fare con i palpatori di culo sul tram,né con quelle che tu chiami "le idee anche banali" da esprime "come meglio aggrada", o con chi non ha avuto "la fortuna di diventare scrittore o artista". ma poi che cazzo dici, "la fortuna": sai quanto lavoro e concentrazione mi è costato anche solo questo minuscolo testo, che è davvero un nulla rispetto alla felice grazia della forma? e lo sai quanta fatica e tempo e idee ci vanno per "diventare" artisti, come tu pure aggiungi nel dubbio di averla sparata grossa. no caro "amico", non è per fortuna che si diventa artisti, ma perché un bel giorno si decide di sottrarsi agli impulsi naturali, alle poesie scritte alla cazzo di cane e vomitate nelle bacheche dei nostri "amici" di facebook. sì, è "anche" così che si diventa artisti o scrittori. e dunque io la "prendo sul serio" perché ho un'idea seria della bellezza e dell'arte e della scrittura. ma anche, o soprattutto, dell'amicizia. ed è di questo che a me piacerebbe scrivere e parlare, caro anonimo "amico" di facebook... (un saluto a te e senza rancore - guarda, ti faccio anch'io la strizzatina d'occhi ;-)

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  10. Quello che hai scritto non fa una piega! Bellissimo...non posso altro che farti i miei complimenti...la mia era quasi una provocazione. Ma sei stato grande...mi hai convinto!...anzi, convintA! Anonima "amica"

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  11. invece che "mi hai convinto", pensa, avevo letto "mi hai CONVERTITO", e già stavo controllandomi il palmo delle mani, per vedere se stavano sbocciando le stimmate... ;-) (ti auguro una buona giornata, cara amicA)

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  12. :-) Sei troppo forte! Ciao Nadia

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  13. http://www.abbraccidiluce.it/index.php?link=64&Upper=1&module=

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  14. grande Hauser!...ma quando torni? Ci/Mi manchi...Anonima Lettrice

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  15. cara Anonima Lettrice, ho davvero perso entusiasmo e convinzione nei confronti di questo blog, e dubbi riguardo la mia presenza sul web (sulla mia presenza al mondo, dovrei forse dire... ). e comunque davvero e solo per te, questa sera mi sono rimesso al pc, e ho scritto un intervento. un saluto affettuoso

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