sabato 31 agosto 2024

È bello

È bello conoscere persone sul web, scoprire che amiamo gli stessi autori – Martin Amis, Cechov, Hebe Uhart; con quest’ultima si fa un po' più di fatica a trovare riscontro, ma si può sempre bluffare – o gli stessi film, serie tivù. Per non dire di chi pubblica il collegamento YouTube a Perfect Day: mica puoi essere così sparagnino da non buttare lì un like a Lou Reed? È come quando, negli anni Settanta, viaggiavi sul sedile posteriore dell’auto con mamma e papà, e oltrepassata Napoli venivi superato (con una roulotte al seguito non accadeva mai il contrario, per quanto ho sempre considerato un insulto mettere la zavorra a una 128 Rally, rossa per giunta) superato da un’automobile che aveva la targa della tua stessa provincia; noi valtellinesi già eravamo pochi, dopo Napoli una vera rarità. I due conducenti cominciavano allora a suonare il clacson, io e mamma ci sbracciavamo, CIAO CIAO! e gli altri rispondevano con uguali ampi gesti della mano, prima di scomparire all’orizzonte seguendo la linea tratteggiata dell’autostrada. È bello credere, per un istante, di essere amici per davvero, prima di scomparire seguendo una linea invisibile ugualmente tratteggiata: i cuoricini si trasformano in like, poi si diradano anche quelli, mentre qualcuno, zitto zitto, ti ha già stralciato dai contatti; o magari sei tu a stufarti dell’immagine del loro cucciolo di Labrador, le orecchie aggrottate, la prima visita dal veterinario: anche basta; l'occhio cade poi su certi selfie che sembrano fatti apposta per sottolineare la piega di demarcazione tra i seni, due o tre bottoncini della camicetta lasciati schiusi con finta casualità. Per tanto così, pensi, vado in soffitta a recuperare le vecchie copie di Playboy, con Minnie Minoprio e Sabina Ciuffini. In ogni caso, il sotto testo di quei saluti era: il primo che rientra nella nostra Itaca di pizzoccheri e banche, saluta Sondrio!

2 commenti:

  1. Ho nostalgia di certe immagini come quella che hai sopra postato: una corsia d'autostrada a misura d'uomo e di macchine. Senza SUV e con delle macchine che riconoscevi a chilometri di distanza. Come quella meravigliosa 850 Fiat con la vecchia targa. Oggi, nell'era dell'omologazione di massa, sono brutte e irriconoscibili. Ricordo che quando viaggiavo con la mia fiat 128, mio figlio piccolo a bordo si divertiva a scoprire la sigla della provincia di provenienza dell'auto attraverso la targa. Oggi sono chini su un cellulare, mentre il padre si affida al navigatore satellitare altrimenti non troverebbe la via di casa...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In realtà trovo che ci fossero auto discretamente brutte anche allora - che so la Daf, la Prinz o certe Renault di cui ho scordato il nome; per non dire della Fiat Duna, che per molti anni ha rappresentato l'antonomasia della bruttezza automobilistica - ma erano brutte ciascuna a suo modo, come erano belle in modo singolare le auto belle: la Lancia Fulvia coupé, bellissima, era agli antipodi della Citroen DS, altrettanto bella. Ora le auto appaiono tutte con un silhouette gradevole, ma per l'appunto omologata. Come in fondo gli umani.

      Elimina