domenica 25 agosto 2024

Commercio, in memoria di Federico

Sono tornato sotto casa di Federico

con una cassetta in legno per le arance:

Scendi, dai, che andiamo a vendere i fumetti

(mi raccomando, porta gli albo di Tex,

Zagor lo spirito con la scure,

Topolino, Nonna Abelarda, Diabolik),

tutti quelli che abbiamo letto

e poi scambiato sotto ai banchi

di formica verdina, con un foro

per l’inchiostro che già non si usava più.

Di oro purissimo il colore

della tua Saltafoss, una bicicletta

dal sedile lungo come le moto –

si può viaggiare in due

e chi è dietro spara agli indiani: 

non bum bum, ma un sibilo di vipera

dall'Oklahoma caricata a salve

– mille indiani in doppiopetto grigio

cascano da cavallo con un ugh –

tra tiepidi spifferi di portici

eccoci arrivati in via Dante,

il posto giusto per aprire bottega

(Comandante Mark, Hulk, Capitan America),

se la copertina è macchiata 

una biglia di vetro e venti lire

di sconto. Sono tornato

con una cassetta senza arance,

solo la struttura di pino

a fare da bancone.

Sono tornato, Federico.

L'unico modo che conosco

per ritrovare intatti i miei morti,

nel sussurrato commercio

che precede la sera.

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