lunedì 3 dicembre 2018

La psicanalisi come l'amore? Vediamo...


Secondo Jacques Lacan, amare è dare ciò che non si possiede. Ripensavo a questo aforisma in relazione alla stessa psicanalisi. In fondo anche nella pratica analitica viene offerto al paziente il fantasma di qualcosa – il benessere psicologico, la salute fisica, addirittura la felicità – che per la limitatezza dei suoi mezzi non può realmente concedere, se non per via illusoria.
In realtà è il paziente a reclamare quell'illusione, ma la psicanalisi non se ne sottrae, nicchia, offre l'impossibile in forma omissiva. Lacan aggiungeva che l’amore, a differenza del desiderio erotico, è sempre reciproco. Se ne ricava che amare è dare ciò che non si ha a qualcuno che corrisponde con lo stesso nulla oblativo. Ma è qui che si interrompe il parallelo con la psicanalisi.
Andare in terapia comporta infatti il gesto iniziale di premere il campanello di una casa, e dentro la casa un appartamento che non ci appartiene. Verrà ad aprire un estraneo, in genere il tono della voce è molto gentile anche se c'è qualcosa di impersonale, la sensazione di quando si passa vicino al banco dei surgelati. Prego, ci dirà. E noi allora entreremo e, non senza una certa circospezione, ci accomoderemo – dove? Su una poltrona, un divano, una seggiola qualsiasi... Macché, un letto. Ma piccolo. Un lettino.
A quel punto  "si rilassi, lasci andare tutto ciò che la trattiene", e come per miracolo la voce è ora divenuta calda, quasi sensuale  a quel punto potremo finalmente metterci a nudo, per quanto solo metaforicamente. E sarà comunque un'opportunità da non lasciarsi sfuggire: afferrare a piene mani il tutto che ci manca, e l'altro ci offre nella piena disponibilità del suo niente.
Ci sono però dei limiti fisici e cronologici: sono banditi i baci in bocca, e al termine del tempo convenuto si deve prendere le proprie cose e andare via. Di solito sono una quarantina di minuti o poco più, il minimo sindacale per l'amore; perché di quello si tratta, già l'abbiamo visto. Bisogna aggiungere che la scintilla non sempre scocca al primo colpo. Ma, altre volte, sono degli incontri davvero appassionati, pianti e gemiti che vengono alla gola da chissà dove. Le gambe molli e la testa come un'arancia appena spremuta, quando è finito.
Ricambieremo con qualcosa di assai più concreto: settanta, ottanta, non di rado anche cento e più euro per incontro. Che l'uomo, o la donna, infilerà sveltamente in un cassetto. Grazie, ma il tono è ritornato all'improvviso impersonale, e di nuovo la ventata algida del congelatore. Va bene lunedì prossimo? aggiungerà. E come la sventurata manzoniana noi non potremo che annuire.
A qualcuno stanno già ronzando le orecchie...?
Eppure, dai, non è difficile. Basta fare un piccolo salto di livello, e valutare i dettagli con maggiore attenzione. I tempi, la modalità, perfino l’importo pagato. Tutto corrisponde! E ci accorgeremo allora che l’analogia giusta non era quella con l’amore, ma con la prostituzione.
Sì, uno psicanalista è la versione raffinata e up to date di una mignotta.

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