martedì 28 giugno 2016

Scrittore, vuoi scrivere un libro? Ti insegno io come fare



Mio nonno di lavoro comprava e vendeva mucche e ogni tanto anche maiali, ma non tanto spesso. Era un mercante, un "marcant", come lo chiamava il suo fattore, che in vecchiaia era tornato a fare il contadino. Una volta mio nonno ha comprato un cavallo, per regalarmelo. Quando siamo arrivati all’allevamento dove ha acquistato il cavallo da regalarmi, io e mio nonno ci siamo fermati a guardare nella direzione di un ampio recinto circolare, tutto intorno una robusta staccionata arancione, come un enorme occhio pieno di pupille che si muovevano all'impazzata. Una di queste pupille era il mio cavallo, che però non era ancora il mio cavallo, dovevamo ancora sceglierlo e poi pagarlo dargli un nome, la nonna non ne sapeva niente e voglio proprio vedere la faccia che fa. Il mio cavallo era nero e simpatico, poco più che un puledro. Mio nonno invece era già vecchio, un vecchio contadino valtellinese che scruta un branco di cavalli con l'espressione diffidente dei mercanti, mentre io facevo sì sì sì con la testa, va bene quello, prendiamo quello lì, ma mi accorgevo che c'era qualcosa che non quadrava. Lui non guardava infatti i cavalli come stavo facendo io delle bestiole che scalciano allegre gli invisibili mostri del pensiero ma come era abituato a fare con le mucche, e ogni tanto anche con i maiali: soppesandone il ventre con lo sguardo, valutando le bistecche che si sarebbero potute ricavare, quante collane di salsicce, mancava poco che mio nonno facesse il calcolo del latte, operazione che con le mucche sapeva fare a menadito (da un colpo d’occhio distratto poteva dirti quanti litri di latte si riescono a spremere da una mucca, con uno scarto di pochi bicchieri).
Mi è tornato in mente questo episodio ascoltando le conversazioni dentro a una libreria molto famosa. Anche solo una manciata di anni fa, quando mio nonno comprava e vendeva mucche e ogni tanto anche maiali una volta perfino un cavallo! , c’erano alcune persone che diversamente vendevano libri, altri li compravano. Quando un lettore di libri incontrava un venditore di libri, i due si parlavano con un linguaggio che più che un linguaggio a me sembrava un codice, un sistema tacito di riferimenti che entrambi conoscevano molto bene. Era la voce dei libri, una specie di terra di nessuno che se leggevi avevi diritto alla cittadinanza, altrimenti restavi fuori. Non che ci fosse un cartello di divieto, vietato l'accesso, raus!, se ti veniva voglia di entrare potevi farlo senza alcun problema, bastava acquistare un libro, poi un altro e uno ancora quando l'hai finito e anche se lo prendevi in prestito, o lo rubavi, funzionava ugualmente, una volta che avevi imparato a riconoscere quella voce davano la cittadinanza pure a te. Adesso, ieri, nella libreria molto famosa dove ero andato a farmi un giro, mi sembrava invece di vedere mio nonno che guarda i cavalli ma intanto pensa alle mucche e ai maiali, non so se mi spiego. Non solamente i clienti, intendo, i lettori, parlavano di libri come si parla di mucche e di maiali: anche il libraio della libreria molto famosa usava quel linguaggio lì, il linguaggio delle mucche e dei maiali. Così io mi aspettavo che non ci si capisse più nulla, ma invece no, era bastato sostituire il nome cavallo con il nome mucca e il nome maiale, e tutto funzionava nuovamente alla perfezione. Ha un libro mucca? Sì, certo, guardi questo, è uscito da una settimana, se anche non ha dell’erba fresca può dargli del fieno, va bene lo stesso. Però lei mi sembra più un lettore maiale: è sicuro di non voler provare quest’altro libro, ci può fare una mortadella che è la fine del mondo…?
Se sei uno scrittore e vuoi scrivere un libro che poi i librai lo vendono come il pane e i lettori se lo bevono come il vino, non devi allora usare il linguaggio dei libri, una voce che viene da lontano e parla a chi ha la pazienza di impararla, quella voce è superata, non va mica più bene. Devi usare il linguaggio delle mucche e dei maiali. E’ solo questione d’intendersi, le ruote sono fatte per girare.






Nessun commento:

Posta un commento