martedì 7 agosto 2012

La danza degli zombie, o sulla comunicazione e la morte


“Non esiste più una maggioranza in questo Parlamento”, dichiara Antonio di Pietro in una recente intervista, “esistono soltanto dei morti viventi che hanno paura di andare alle elezioni…” Parole che vengono alternate, in un montaggio realizzato dallo staff dell’IDV, con le immagini dei principali leader politici italiani, i quali avanzano pencolanti e allucinati (l’effetto è ottenuto con la computer grafica) come in un celebre video di Michael Jackson dei primi anni ottanta. Zombie, sì.
Guardando il filmato su YouTube – il cattivo gusto lo diamo per scontato –, viene così da riproporsi la domanda impossibile per definizione: cosa accade dopo la morte?
Eppure, per la prima volta, mi è sembrato di possedere una risposta. Niente. Dopo la nostra morte tutto continua allo stesso modo, senza alcuna visibile incrinatura nel tessuto morbido della vita. Con una lieve differenza. Smettiamo di comunicare, di rispondere a chi ci pone una domanda, come i politici italiani alle richieste di mutamento del Paese.
Non ci credete? Vi invito allora a fare questo prova. Andate su uno degli infiniti social network presenti in rete, specie quelli che promettono incontri eccitanti, l’amore per l’amore, l’eterna felicità dei giusti. Il più famoso di tutti si chiama Meetic. Società francese quotata in borsa, con svariati milioni di utenti in tutto il mondo, tra cui il sottoscritto. Per iscriversi non è richiesto il nome di battesimo, ma un nomignolo di invenzione ed eventualmente una o più foto a corredo del profilo, dove siamo chiamati sbozzare una sorta di narrazione personale. A quel punto, il nostro personaggio può finalmente entrare in scena.
Immaginiamo allora Bilancina78 e RamboRoma. Lui alto, moro, ex-paracadutista. Generoso e schietto, ma vagamente permaloso. Lei introversa, con la passione per i tatuaggi e i piercing e l’esoterismo. Artista, si autodefinisce. Si conoscono sul web, scambiano alcuni messaggi. A RamboRoma piace quella strana ragazza, che dopo ogni parola inserisce sette o otto puntini di sospensione e digita la k al posto della ch, come gli Autonomi quando scrivevano Kossiga boia con lo spray. Una cosa originale, pensa RamboRoma.
Poi, però, un giorno, lei smette di rispondere alle sue mail. Come mai, avrà mica trovato qualcun altro? E così lui insiste, all’inizio con garbo, vuole riconquistarla – la fotografia di Bilancina78 che continua a sorridergli, con la frangetta rossa e i capelli rasati sulle tempie. Quindi le sue parole si fanno più dure, offensive. Ma che si crede quella, conclude, di avercela solo lei! E inizia a chattare con Jennifercuore, immagine in costume sulla spiaggia e passione per le auto sportive.
Beh, cosa è successo a Bilancina78 lo spieghiamo noi a RamboRoma. E’ morta. Incidente stradale al rientro da un concerto di Biagio Antonacci, a cui aveva di malavoglia accompagnato la sorella. E come lei migliaia di iscritti – le statistiche assicurative potrebbero darci il numero esatto –, migliaia di zombie che continuano a sorriderci, a parlare proprio a noi. Dicendoci cose come adoro il ballo latino americano e gli uomini con gli addominali scolpiti, cose così, o anche altre, non è importante. Ognuno con una sua voce, piccoli o grandi sogni di riscatto. Ma tutti morti, cadaveri che su internet non vengono più seppelliti. Zombie, appunto.
Il video di Antonio di Pietro sembra però suggerirci un carattere più generale del fenomeno; prosopopea veniva detto dagli antichi, intendendo il dialogo immaginario con i defunti. E se è vero – lo pensava anche Pasolini – che il punto di discrimine tra vita e morte è la possibilità di comunicare, l’esperienza del web ci viene ancora in aiuto. Proviamo a fermare qualcuno per strada per domandargli l’orario. Siamo quasi certi che ci risponderà. Per semplice galateo, d’accordo, non per un moto degli affetti. E adesso facciamo lo stesso su internet. Non l’orario, intendo, ma una qualsiasi richiesta, inoltrata via mail a una persona a caso su Facebook. Anche se si tratta di un conoscente, siamo altrettanto certi che risponderà…? No, perché su internet non è prevista alcuna cortesia formale: domandare è lecito, rispondere, tutt’al più, un optional.
In un saggio di alcuni anni fa, Giorgio Agamben parlava di giuramento implicito tra i parlanti, che consiste nella percezione di qualcosa come un impegno non scritto a rispondere al nostro interlocutore. Questo dovere verbale, presente in quasi tutte le comunità linguistiche, sta però venendo meno. Ed è per Agamben il tradimento del giuramento, in buona parte causato dall’irruzione della tecnologia quale diaframma tra uomo e uomo. Con parole assai più semplici, io chiamerei lo stesso fenomeno con il termine ir-responsabilità. Fine delle risposte, un mondo di sole domande, come la comunicazione tra RamboRoma e Bilancina78.
Ecco, io non so allora cosa avvenga al nostro corpo dopo la morte, quella vera, quella nera. Ma grazie anche a Meetic e ad Antonio di Pietro, ho capito cosa succede dopo la morte della comunicazione, nel tempo dei giuramenti traditi, dell’irresponsabilità di massa. Non succede nulla. E si continua così a sorridere, a chattare distrattamente, in attesa della risposta di un altro che è già morto da un pezzo, di un parlamento di zombie. Ma nessuno pensa che Bilancina78 abbia diritto a una sepoltura, magari con un piccolo fiore tra i capelli rossi, che continuano così a sventolare come la bandiera esausta del bagnino.


Ps - Questo articola rielabora, in parte, idee e parole già presentate in questo blog. Avrebbe dovuto comparire sul settimanale "Gli altri", ma è stato rifiutato senza nemmeno una risposta di cortesia (comportamento che sperimento con regolarità, tra parentesi, nelle redazioni cosiddette de sinistra...).

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