lunedì 13 agosto 2012

Gli studenti, gli accedemici e i professionisti di oggi? Dei killer

Lo so che non si può sapere tutto. Specialmente ora, con le conoscenze che si moltiplicano e diramano in specifiche branche di studio, involtolano in nicchie e discipline particolari, rispecchiano in una continua verifica dei risultati ottenuti, che il metodo scientifico non solo prevede ma anche impone. Non voglio nemmeno fare il solito discorso frignone, rimpiangendo i bei tempi andati degli scienziati-filosofi, gli umanisti capelloni o i medici scrittori come Cechov e Céline (ma ci sarebbe ancora uno come il dottor Jannacci, per dire). E' che mai come adesso mi pare di scorgere un velo di svagata ottusità nelle persone istruite, che incontro quotidianamente: al bancone dei baretti di periferia, dove lo zucchero di canna è ancora un optional come i cerchi in lega, li ritrovo compagni di briciole alla trattoria Speranza di via Candiani, per vederli infine dileguare nei dipartimenti universitari vicino a dove ho preso casa, nel quartiere Bovisa di Milano.

Un tratto di indifferenza neppure ostentata ma naturale, e questo, per paradosso, mi preoccupa ancor di più – perché immedicabile, vissuto con fatalità – presente in particolar modo in chi proviene da studi scientifici, a maggior ragione se di giovane età. Magari se ne vanno sei mesi negli Stati Uniti per un master, parlano tre lingue, scendono e salgono da un aeroplano come dalle scale mobile della Rinascente, ma non hanno la minima idea di quel che succede nel loro condominio. Dei tecno-ebeti, davvero, dei coglioni.com. E così mi è venuto da chiedermi quale fosse il modello di sapere a cui la tradizione ci aveva abituato, prima del fulminate scarto attuale. Ed è arrivata anche una risposta: la guerra.

Prendetela per quello che è, intendiamoci, non voglio certo salire in cattedra, è una semplice intuizione. Che proviene dall'accidentale memoria di quanto sosteneva Eraclito, o meglio sunteggiava nelle poche battute di uno dei suoi celebri frammenti; non sempre coerenti tra loro, a dire il vero. I greci la chiamavano Polemos, la guerra, o meglio il dio che la personalizza, da cui ancor oggi discende il termine polemico (e io un poco lo sono, lo riconosco). L'idea di Eraclito viene in ogni caso da lì, tutto per lui proviene da quella concentrazione esplosiva: Polemos. Senza un elemento di conflitto, sorta di attrito originario posto alla scaturigine della vita, all'Archè, secondo il grande enigmista di Efeso non potrebbe esserci niente.

Immaginiamo allora il Principio alla maniera di un fiammifero svedese, sfregato sulla fettuccia ruvida del pacchetto (altre volte, Eraclito fa derivare la natura dal fuoco, o più precisamente dal lampo, che "governa tutte le cose"). Se non ci fosse contesa tra sesquisolfuro di fosforo e vetro polverizzato, non ci sarebbe neppure la vampa, l'abbrivio, il brusco movimento con gli oggetti che si animano, prendono a cercarsi e respingersi di continuo, danzano il caso o forse il destino, quindi il lutto, in un tango ostinato e sensuale in cui si scappa per inseguire, si insegue per scappare, no, nulla.

Gli antichi sapienti, non accontentandosi, loro, delle briciole, miravano alla conoscenza del Tutto. Ma se tutto ha avuto origine dal conflitto e da questo è ancora alimentato, bisognava allora farsi carico di ciascuna cosa, assumendo i connotati di chi ha confidenza con quel principio antagonista. E sono i guerrieri. Sempre pronti a muovere battaglia alla tenebra, in ogni luogo e condizione, su qualsiasi campo da battaglia. Da ciò hanno ricavato anche la duttilità, la disposizione a tessere alleanze e a curiosare nelle fortificazioni del nemico, spiandone di continuo le mosse senza trascurare alcun dettaglio, alcun luogo. Non esistono infatti guerre mondiali e guerre locali, perché ogni guerra è sintomo dello sfondamento di una totalità strutturata, un'implosione delle sue fondamenta, a cui segue il drammatico rigenerarsi di un intero sistema vissuto, un vero e proprio mondo, piccolo o grande che sia. E così o si vince tutti assieme, con l'esercito schierato in robusta falange e i frombolieri che fanno la loro parte a lato della mischia, oppure si perde. Da soli o in piccole bande, si perde.

Una disposizione alla totalità che è però del tutto assente negli studenti attuali, negli accademici, i professionisti con le Tod's e l'abbronzatura d'ordinanza, salvo rarissime eccezioni. Cinque anni di liceo, altrettanti di università più vari master, dottorati, specializzazioni e non sanno nulla dei grandi piani militari della modernità, non leggono manco uno striminzito fondo sul quotidiano che trovano quando vanno al cesso, dimenticato dall'idraulico. E dunque Freud, la psicanalisi? Mai sentiti nominare. Le avanguardie storiche, la guerra civile spagnola, la letteratura e il cinema contemporanei. Se ne fregano. Per non dire della nozione stessa di cultura, intesa quale luogo in cui operare la trasformazione interiore, la mutazione alchemica che muove dalla nigredo infantile al lento e consapevole dischiudersi alla rubedo della maturità. Non pervenuta proprio. Solo la sclerotizzazione delle elitre di un determinato coleottero che vive nella Malgaccia inferiore. Di quello, sanno tutto.

Ma allora, se l'umanità pluridecorata sul campo dei saperi particolari ha smesso di essere composta da "guerrieri", e piuttosto disertori che se ne stanno asserragliati nelle casematte dei singoli dipartimenti, rifiutando la tenzone dentro il mondo, il muso contro muso con l'esistenza, che cosa sono diventati i nipoti di Eraclito? Sarò immodesto, ma credo di possedere anche questa risposta. Sono dei killer. Arriva un pizzino, fai questo o quest'altro, gli si dice. E così loro individuano il bersaglio intellettuale, armano il cane, fanno fuoco. Colpito e affondato. Quindi, senza neppure sapere chi fosse quella persona o concetto appena sistemati, se ne tornano a casa a mangiare, a trangugiare un piatto di pastasciutta ca' pummarola 'n coppa. Come, vi assicurano con un sorriso, in tutto 'o paese la fa solo mammà!

1 commento:

  1. E' sempre un piacere leggere i tuoi articoli/pensieri. Spero che tu stia bene. ciao, mg

    RispondiElimina