venerdì 19 settembre 2025

Le persone

In queste ore mi vengono in mente certe trasmissioni televisive, la memoria le confonde con vecchi film in bianco e nero, ma erano solo pochi anni fa. Il conduttore – poteva essere Porro, Parenzo, Giordano... –  incalzava gli ospiti di religione mussulmana per estorcere una condanna del velo islamico, e io pensavo: Saran poi ben cazzi loro, perché non intervisti una suora? Ma quando si ripeteva il copione con il femminicidio di una ragazza pakistana da parte dei famigliari, anche se Porro, Parenzo e Giordano erano sempre lì con i loro indici puntati, toccava riconoscere che un po' avevano ragione. Il gesto ignobile era infatti la sommità emersa dell'iceberg, e chiedere una presa di distanza ai connazionali degli assassini serviva a sciogliere le premesse culturali, quindi evitare nuovi Titanic. E guarda tu a volte il caso i pakistani erano di nuovo presenti in studio.

Bene, perché ora Porro, Parenzo e Giordano non replicano quel logoro teatrino con gli israeliani, non con gli ebrei, non mettetemi in bocca parole che non penso e non ho detto. Invitate nelle vostre trasmissioni delle persone con passaporto israeliano, e poi fategli dire che si dissociano da ciò che sta facendo il loro paese a Gaza, o dai coloni in Cisgiordania con i suv pieni di armi e pompelmi. Se svicolano come i pakistani, riservate loro il medesimo trattamento: insultateli, ricopriteli di merda, mi raccomando la stessa ferocia rivolta agli uomini barbuti con lunghi pastrani bianchi, che si arrampicavano sugli specchi.

Lo farete?

No, non lo farete. Perciò giro sui cartoni animati quando vi intravedo sullo schermo, Gatto Silvestro mi piace molto di più. Non sono nemmeno le vostre trasmissioni, programmi oggettivamente brutti ma non troppo diversi dal brutto format che si limitano a replicare, non mi piacete voi, c'è un momento in cui si deve passare dalle idee astratte alle persone che le incarnano. E gli israeliani, non gli ebrei, di nuovo, sono persone, persone che vivono in una nazione democratica, non c'è alcun dubbio al riguardo. In questi contesti sono le persone a determinare le successive politiche dei governanti, è sufficiente una matita e un temperino di plastica, poi si entra in una cabina elettorale dopo avere temperato la punta in grafite, e il gioco è fatto. Non il contrario come avviene nelle dittature. Dunque nessun imbarazzo nel dire che non mi piacciono neppure loro, nessun antisemitismo.

Ma siccome sono una persona anch'io, potrei cambiare idea se gli israeliani scendessero in piazza per strillare contro Netanyahu e la sua cricca assassina. Qualcuno l'ha fatto, nei giorni e nei mesi scorsi, ma erano alcuni israeliani, non un popolo che si muove in massa come al tempo di Mosè, attraversando mari divaricati nel tentativo di imprimere una svolta collettiva al proprio destino. In tal caso il governo sarebbe caduto in due o tre settimane al massimo, è un'altra caratteristica che distingue le democrazie: non sono buone o cattive in sé, riflettono la bontà o la cattiveria delle singole persone che le compongono. Elementi instabili, composti mutevoli all’interno di ciascuno di noi. Da Kant in poi sappiamo che l’umanità è un legno storto.

Persone israeliane, Yosef, Tamar, Noam e tutti gli altri, il mondo non vi sta chiedendo di sdraiarvi davanti ai carri armati con il serafico eroismo degli studenti di piazza Tienanmen, sarebbe troppa grazia. Nemmeno a don Abbondio veniva chiesto di viaggiare in compagnia di vasi di ferro, lui fragile vaso di terra cotta. Basterebbe un no forte, chiaro e diffuso. Basterebbe che la legge morale provasse a raddrizzare quel legno storto. La vita umana sul pianeta Terra sarebbe diversa, per quanto possa apparire una frase vagamente enfatica e non meno retorica. Ma fino a quel momento continuerete a non piacermi.

PS - a scanso equivoci, preciso che il mio invito alla gogna mediatica israeliana era solo un paradosso, non pretendo alcun autodafè: l'invito serviva a mostrare il doppio peso e misura dell'Occidente, al solito forte coi deboli e debole con i forti. Se autodafè deve esserci è dunque il mio, che da italiano mi vergogno di appartenere a una nazione tanto timida nel denunciare (e possibilmente contrastare) ciò che sta accadendo in Palestina. Mentre, a Cinecittà, si stanno ultimando i preparativi della diciottesima edizione del Grande Fratello Vip.

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