Israele spara contro Flotilla in acque internazionali. Un aspetto importante che va sottolineato, come il fatto che la missione umanitaria non è in rotta verso i confini di Israele, ma verso quelli della Striscia di
Gaza.
Stiamo parlando di un territorio autonomo da
Israele, almeno per il diritto internazionale. Qui Flotilla intende portare
beni di prima necessità per la popolazione civile stremata, non armi, non
menare le mani per una fazione o per l'altra. Nemmeno i nazisti sparavano
contro la Croce Rossa.
Ma evidentemente Israele sente di avere il monopolio
nel perforare quei confini, anche quando la perforazione negata è quella di una
siringa contenente antibiotici. In ciò fa pensare a uno stupratore che dica al
fidanzato della vittima: "Ehi, ragazzo, gira al largo. Prima devo finire di puciare il mio biscotto."
Ma fa anche pensare ai versi di una canzone di Fabrizio De
Andrè, qui l'amico fragile del titolo pensava "è bello che dove finiscono le mie dita debba in qualche modo cominciare una chitarra".
Eppure, anche a cercarlo col microscopio, non esiste un punto esatto che non è
né dita né chitarra. Dov'è allora che finiscono le dita di De Andrè?
Il quesito ricorda i paradossi filosofici di Zenone. Dobbiamo abituarci all'idea che dita e chitarra non possano mai essere totalmente separate, se non sul piano nominale. Nella realtà un confine è sempre incerto ed elastico. Somiglia in ciò alla pleura polmonare: deve consentire agli alveoli di
espandersi per incamerare ossigeno, quindi contrarsi per cedere anidride carbonica.
L'ossessione di Israele per la sicurezza dei propri confini è dunque l'ossessione di chi, da troppo tempo, è in apnea. E così ha sostituito una chitarra o un violino o un cimbalom (un tempo ci suonava della meravigliosa musica klezmer) con un mitra dal grilletto facile. Da cui ora è impossibile distinguere le dita della mano.

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