Una persona che stimo ha pubblicato ieri su Facebook il
post che riporto. Preciso che si tratta di una donna intelligente, italiana, a
cui voglio bene. Il suo passaporto è però anche israeliano, avendo sposato un
uomo che proviene da quella nazione. E con ciò non voglio dire che le voglio
meno bene. Ma veniamo al post:
“Un drone yemenita oggi ha colpito Eilat mandando in
ospedale ventisette persone. Quindici droni israeliani hanno scalfito quattro
barche spaventando l’equipaggio. C’è vita su Marte.”
Quando l’ho letto sono sobbalzato sulla sedia, e con
un eccesso forse di reattività ho risposto nei commenti:
“Questo post suona come definisci bambino. Ma
stiamo scherzando? Israele è una nazione in guerra – giusta o sbagliata che
sia, adesso non voglio entrare nel merito – e in guerra un po' le si prende
(pochissimo, nel caso di Israele) e un po' le si dà (moltissimo, anzi troppo).
Mentre Flotilla è un gruppo di imbarcazioni civili ancora in acque
internazionali, sono dirette non in Israele ma in territori che si vorrebbe
autonomi, con l'unico intento di consegnare beni di prima necessità alla
popolazione civile prostrata. Nemmeno i nazisti sparavano sulla Croce Rossa.”
Sua risposta:
“L’unico intento? ma cielo Bruno (mi chiamo Guido, non
Bruno. Ma non importa) ti sei rincretinito anche tu? Sentite basta con queste
cazzate non ce la faccio più. Questa gente vuole solo più sangue. Per quanto
riguarda ‘definisci bambino’ a te e a tutti gli amici dei palestinesi liberi
che conosco molto meglio di voi chiedo ancora, cari bacia banchi, cari belli e
rivoluzionari, cari imbeccati e manovrati, cari lobotomizzati, ancora, di
definirmi bambino.”
Ho trascritto la scambio per intero non per creare una
sorta di gogna social, e dunque cancellerò tutti i commenti che dovessero
insultare la mia amica con passaporto israeliano. Il punto non è infatti
riaffermare una presunta superiorità morale, dove si vuole che i buoni siano
per definizione coloro che la pensano come noi; per gli israeliani, o i
filoisraeliani, ovviamente come loro. No, nessuna anima bella e anima brutta.
Intendo piuttosto mostrare come, nella fase attuale,
non sia possibile alcun contradditorio con l’altro, anche quando l’altro non
possieda le sembianze di un orco. Nel mio caso, si tratta di una persona con
cui fino a pochi mesi fa sarei andato allo zoo a bere sangria, come canta Lou
Reed in Perfect Day. L’ha intuito ed espresso molto bene Iachetti. Nel
suo essere un po’ naif (lo fa per finta, intendiamoci) ha svolto il ruolo del
bambino che indica la nudità del re.
Ciò che ci insegna il bambino Iachetti è che ognuno
deve andare avanti per la propria strada, il re nudo consiste in tale
intransitività. Ci sarà tempo, in futuro, per intendersi e rinsaldare i legami
di amicizia. Adesso Israele va unicamente contrastato. Con mezzi possibilmente
non violenti, come sta facendo Flotilla. Ma anche con iniziative politiche,
boicottaggi internazionali (non artistici o sportivi, preciso a scanso
equivoci), sanzioni, sospensione nell’invio di armamenti etc.
Israele deve essere considerato a oggi nostro nemico, lo dico crudamente e senza tanti giri di parole. E i chiarimenti col nemico vanno fatti a pace avvenuta, ciò che si può fare nel pieno di un conflitto si chiamano trattative, i cui strumenti sono da sempre carota e bastone. Non dialogo. Anche perché cosa cazzo vuoi dialogare con chi irride agli attacchi a una missione umanitaria, donne e uomini civili che rischiano la propria vita per portare soccorso. Quel soccorso promesso e continuamente procrastinato dal Governo italiano.
Molto istruttivo questo botta e risposta tra te e la tua amica: innanzitutto ci dà la misura della distanza nella valutazione degli avvenimenti tra chi sostiene Israele e chi la Palestina, distanza che riguarda anche fatti di base che davamo per scontati come l’attacco subito dalla flottiglia in acque internazionali, pura pirateria per noi, attacco che la tua amica invece banalizza a buffetto sulla guancia. Dialogo tra le parti praticamente impossibile eppure tra pochi giorni Israele (ma anche i governi suoi amici, compreso il nostro) dovranno venire a patti con la flottiglia, non potranno colare a picco una imbarcazione dopo l’altra. In una cosa la tua amica, involontariamente, ha ragione, il portare aiuti umanitari è secondario, altri sono gli obbiettivi, primo fra tutti il risvegliare le coscienze dal torpore.
RispondiEliminamassimolegnani
Sono completamente d'accordo con quanto scrivi, Massimo. Anche io scorgo nell'iniziativa di Flotilla un intendimento non solo umanitario, ma anche - se non soprattutto -politico. È ispirato a quelle pratiche gandiane della non violenza che comunque possono (talvolta) inceppare le pratiche speculari del conflitto agito e manifesto.
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