giovedì 8 febbraio 2024

Sanremo, l'artificioso festival degli italiani veri

  

Sanremo possiede la stessa funzione sociale dei grandi delitti, quelli che portano a convocare immediatamente un criminologo e Alba Parietti negli studi televisivi – a dire il vero la Parietti era già in scaletta, ma tutto fa brodo – e poi ci si divide tra colpevolisti e innocentisti. Se ne discute molto, in accalorati toni, ma per molto poco, fino al prossimo delitto che subentra come la nuova pallina nel flipper; pare che Bruno Vespa già disponga del plastico della scena del crimine.

Anche gli argomenti sono facilmente riciclabili, nei baretti di quartiere non manca mai la frase bisognerebbe ripristinare la pena di morte, seduto sul divano il nonno dice che deve andare a pisciare ma nessuno l'ascolta, tutti presi dall'emergere di nuovi indizi. È insomma una delle pochissime occasioni in cui una comunità umana mal assortita può finalmente ricompattarsi attorno a un unico fulcro; succede in effetti anche ai funerali, ma in quest'ultimo caso sono ammessi solo giudizi celebrativi sul caro estinto.

Su Sanremo ci si può esprimere a ruota libera, meglio a cazzo di cane, perfino bestemmiare come qualcuno insinua abbia fatto Fiorella Mannoia; fosse stata all'Isola dei famosi sarebbe stata immediatamente espulsa. Qui invece ciò che non ammazza ingrassa. Per quel che mi riguarda sarei sul fronte dei colpevolisti: questo Sanremo è un vero crimine contro la musicalità – ma se non lo stai seguendo, che ne sai?! Appunto, lasciatemi straparlare, perché ne sono fiero. Sono un italiano, un italiano vero.

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