sabato 3 febbraio 2024

Nostalgia canaglia


Mi chiedo se esista una differenza tra Raffaele La Capria, che a novant’anni ancora immergeva la penna nel fantasma di limpide giornate di giugno, il sole asciuga giovani corpi distesi sugli scogli in tufo di Marechiaro, tra lui e Francesco Guccini, la voce sempre più flebile mentre canta le osterie di fuori porta e infine i miei coetanei milanesi. Quando li ritrovi dopo trent’anni, forse ne sono trascorsi già quaranta, prima o poi il discorso finisce sui panzerotti di Luini, te li ricordi i panzerotti Luini... ah i panzerotti di Luini! Sì, d'accordo, la forma con cui la memoria trova un surrogato verbale, lo stile. Questo cambia. Ma quanto a sostanza non esistono nostalgie di serie A e di serie B, la nostalgia è sempre un ritorno a una combinazione di spazio e tempo che osservata a posteriori chiamiamo felicità, ma nel suo darsi non chiamavamo affatto, era lì, bastava allungare la mano e prendere. Un ritorno, nostos, impossibile oltre che incomprensibile a chi non abbia condiviso le stesse coordinate, perfino un po' stupido. Lo dico da campione mondiale di nostalgia – dunque molto stupido, pur di invertire la freccia del tempo tornei alla tavola operatoria dove mi hanno cavato le tonsille , ma questa cosa che alla fine degli anni Ottanta si dovesse terminare la serata grattando alla saracinesca di un fornaio in via Santa Redegonda 16, già allora mi sembrava una stronzata.

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