sabato 17 agosto 2019

Cui prodest, o sulla (presunta) congiura pluto-medico-farmaceutica


Conoscevo uno spacciatore di eroina. Io non ne ho mai fatto uso e, proprio per questo, lo spacciatore mi invitava a riflettere: “Ma tu credi a quello che scrivono i giornali, davvero credi che noi spacciatori tagliamo la droga con dei veleni. La verità è che quando qualcuno muore per cosiddetta "overdose", è perché la roba era troppo pura. La gente si abitua a quella merda tagliata con sostanze del tutto innocue, tipo integratori alimentari in polvere, hai presente il Meritene, e continua ad aumentare la quantità. Ma la volta che gli capita roba buona, sì, insomma, poco tagliata, ci lascia le penne. Ogni morto è per noi un cliente in meno, siamo stronzi ma mica scemi.”
Non ho più rivisto il mio conoscente spacciatore, e confesso che non mi manca. Mi sono però tornate alla mente le sue parole leggendo le polemiche sulla scomparsa di Nadia Toffa. Ma davvero, anche in questo caso, qualcuno è così scemo da credere che la medicina ufficiale sia una sorta di Spectre, composta da persone (centinaia di migliaia di persone, tutte complici ed omertose) che avvelena i pazienti oncologici per il solo gusto di farlo, quando già sono disponibili miracolose terapie naturali in grado di risolvere ogni male?
Certo, la medicina non è composta solo da capaci e virtuosi – le case farmaceutiche, in particolare, mi lasciano dei dubbi… – ma anche per loro ogni paziente morto è un cliente in meno. Se non ai test in doppio cieco, i laboratori tecnologici, il duro lavoro in cui molti ricercatori in buona fede sono impegnati, pensiamo al vecchio detto latino: cui prodest, a chi giova?

Nessun commento:

Posta un commento