domenica 11 giugno 2017

Il sasso nello stagno, o sulla filosofia spiegata con Facebook



Sulla bacheca di un mio contatto Facebook, per una volta, ho incrociato una discussione davvero interessante, che come spesso succede è virata però presto in polemica.
La persona da cui è partito il tutto, una giovane intellettuale molto coerente al proprio ruolo, dunque intenta a fare l'impossibile per non mostrarlo e così implicitamente confermarlo (è la strategia dell'understatement ora in voga: se vuoi che gli altri ti credano intelligente e lambiccato, assumi pose un po' fru fru), questa giovane intellettuale ha pubblicato il seguente post:
Uomini. 'che pensi?' non è una frase con cui vogliamo veramente sondare i vostri pensieri, ma è: 'dimmi qualcosa di bello subito, grazie'.
Più che una riflessione era un'istantanea, dove a essere fotografato è un momento frequente nell'esperienza di coppia, di cui viene data un'interpretazione leggera ma non banale, nella forma di lieve stoccata al sesso opposto. E così è stata colta dai più, che l’hanno subito ricambiata con il fiorire dei pollicioni.
A uno dei partecipanti ai commenti – maschio, adulto, caucasico – l'interpretazione non è però piaciuta (forse perché a essere canzonato era il genere maschile d'appartenenza), e ha cominciato a incalzare la giovane intellettuale, accusandola di fare di ogni erba un fascio.
Più lei cercava di alleggerire, rivendicando la natura ironica del testo, più l'altro se la prendeva: Ironico ironico… ironico un corno! Tu stai generalizzando, quando gli uomini non sono tutti così. Io, ad esempio, guardami: ti pare che potrei mai dire a una donna una frase del genere, o anche solo pensarla?
Mi è allora venuto in mente che la natura dell'ironia ha un rapporto indissolubile non solo con la leggerezza – massì, lasciamo ad altri il calice con aceto e bile, e ordiniamo champagne – ma pure con la generalizzazione.
Uno dei motivi del successo dell'ironia consiste forse in tale relazione, che supplisce alla difficoltà o, meglio ancora, alla sfiducia subentrata nella nostra epoca di cogliere la totalità dei fenomeni nel loro offrirsi allo sguardo – se non posso avere tutta la torta, meglio di niente una piccola fetta.
Provando allora a fare una sorta di dolly cinematografico che, dai battibecchi nel piccolo orto di Facebook, allarghi l'immagine mentre noi indietreggiamo con lo sguardo, ci accorgiamo che una parte significativa della filosofia più recente è invischiata nello stesso problema: come posso dire il Tutto, che è il boccone più ambito dalla filosofia, senza in realtà poterlo dire veramente?
Semplice: taci, chiudi il becco, aveva risposto a questa domanda implicita Ludwig Wittgenstein quasi cent’anni fa, e coerentemente al suo brusco assunto aveva poi iniziato a fare altro (il maestro elementare). No, al contrario, parla, continuiamo a parlare di filosofia o di quello che ci pare, avrebbe invitato più tardi Richard Rorty, ma facciamolo con ironia.
Se ci pensiamo, equivale al gesto di chi lanci un sasso e nasconda la mano. Un gesto il cui sotto testo è sintetizzabile con una frase del genere: io provo a mostrarti come stanno le cose nel loro insieme, ma per farlo, invece di spiegartele con cipiglio imbronciato e un po’ pedante, ti indico con leggerezza, quasi con leggiadria la loro prevalenza, e cioè quella che a me appare come la tendenza generale.
In questo modo, se mi peschi in castagna posso sempre ribatterti, come ha fatto la giovane intellettuale col suo incalzante interlocutore: Mbè, che c'entra: tu sarai anche un uomo diverso, ma tanto io scherzavo, cicca ciocca. E con una scrollata di spalle passare a un nuovo argomento, a un nuovo post sempre più ironico e scanzonato.
O magari allo stesso post, solo mutandolo di segno, ossia di genere, nel pensiero ironico la coerenza logica non è più un problema. Perciò capita non di di rado che, su Facebook come nella filosofia postmoderna, una cosa valga il suo contrario: Donne. 'che pensi?' non è una frase con cui etc etc… Così insinuando nello stagno del pensiero un sassetto anche sulla natura del femminile. Ma pure in questo caso, nessuna mano si alzerebbe a dire: l'ho lanciato io.

Nessun commento:

Posta un commento