martedì 18 agosto 2009

La metà di una foto


Ha fatto tutto il viaggio – mettiamo Sondrio\Lione, o Napoli\Bruxelles -, ha fatto tutto il viaggio con un enorme cane di cartone, preso all’edicola sotto casa.

Era settimane che lo guardava quando usciva con il Manifesto sotto braccio: un metro e mezzo circa, bianco e rosso, cartone robusto, laccato, con il supporto perpendicolare sul retro per farlo stare in piedi.

E lei se l’è preso, durante la pausa per il pranzo.

Si chiama Pimpa quel particolare cane bianco e rosso che si è preso, che ha rubato, si potrebbe in effetti anche dire – ma non diciamolo.

Semplicemente l’ha infilato sotto il braccio come fa tutti i giorni con il Manifesto e ora stanno lì: una ragazza con i capelli da ragazza e i vestiti da ragazza e un cane gigante di cartone, immobili, senza parlare.

Ma poi cosa si dovrebbe dire, a un cane di cartone?

A vederli da lontano potresti scambiarli per due vecchi sulla panchina di un parco; o meglio alla foto di due vecchi, in un parco a caso di Lione o Bruxelles.

E quando una porta – una precisa porta – di Lione o Bruxelles si aprirà su quella foto, succederà sicuramente qualcosa.

Probabilmente un bambino, o una bambina, riderà e giocherà e sarà felice, per dieci minuti forse anche quindici.

Non da solo, ma con un cane di cartone bianco e rosso che volendo sta anche in piedi e si chiama Pimpa, quell’enorme cane di cartone bianco e rosso che ha fatto un lungo viaggio in treno, insieme a una ragazza.

Questo vuole la logica e la logica va rispettata.

Quindi un altro treno, un altro viaggio – Lione\Sondrio, o Bruxelles\Napoli -, un’altra fotografia.

Anzi, la stessa: ma tagliata a metà.

Poi un’altra porta e un’altra casa.

La sua.

Poco distante ci sta un’edicola e una ragazza con i capelli da ragazza e i vestiti da donna che ci va tutti giorni, forse un’altra storia da raccontare.

Sotto braccio il Manifesto.

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