sabato 11 ottobre 2025

Pozzi (mi ricordo 54)

Mi ricordo che al termine dell'allenamento veniva organizzata una partitella, cinque contro cinque come prevede il gioco del basket. A comporre le squadre erano due tra i giocatori più forti, di cui senza eccellere comunque facevo parte. Pari o dispari? E dopo il rituale bim bum bam il vincitore parlava per primo: Io scelgo Rigaldo, mettiamo, diceva. Io scelgo Boneschi ribatteva l'altro, io Romoli e così via... fino a che l’ultimo rimasto veniva accorpato a uno dei due gruppi, senza che nessuno l’avesse mai scelto. Di solito si trattava di Pozzi.

Era un ragazzino con i capelli alla Beatles prima maniera, probabilmente era la madre a eseguire il taglio, dopo avergli posato una scodella in testa. Operazione da cui usciva un paggetto senza alcun re da riverire, un soldatino privo di vera vocazione alla guerra e, a ben vedere, anche alla pallacanestro. Non che fosse basso, ma neppure alto: una via di mezzo pacificata con il suo morfotipo, più adatto al bigliardo o alla briscola chiamata; l’avrei visto altrettanto bene su un bob che sfreccia tra gelide pareti di ghiaccio, con la fretta di chi si senta attratto dal tepore dell'arrivo.

Non si capisce cosa ci facesse in quel gruppo di adolescenti che mirava al vertice del canestro, in cui a lui non c'era verso di far cacciare dentro il pallone. Eppure era simpaticissimo, aveva come si dice altre qualità, disconosciute nella feroce selezione per merito sportivo. Allora non badavamo a come potesse sentirsi: essere degli innominati – mai una voce a pronunciare il tuo nome –, dei resti quanto tutte le scelte sono già state compiute. Essere dei Pozzi.

Negli anni a seguire ci siamo un po’ persi di vista, l’ho incrociato una volta a un funerale, anche se la città è piccola il tempo spariglia. Ma ogni tanto mi capita ancora di pensarlo. Accade quando entro in un locale modaiolo, posso cogliere la geometria precaria degli sguardi femminili. Si muovono tra le pareti, o nei dehor, come il raggio delle torce nei film dove un detenuto è scappato di prigione; la Polizia lo sta cercando nel pieno della notte, la macchina da presa indugia sugli stivali che calpestano l’erba umida di guazza. Intanto i cani lupo abbaiano e trascinano la mano che impugna il guinzaglio.

Quando arriva al mio corpo quel raggio però passa oltre, o meglio mi trapassa, sono irrilevante in quanto irrilevabile. Lo sguardo delle giovani femmine continua così a saltabeccare nervoso, aristocratico: se io valgo paiono dirsi da sole – e questo è un dato acquisito, una premessa apodittica – mi arresterò solamente nello scorgere un oggetto maschile di pari valore. Nel trovarlo gli occhi si bloccano, lo puntano, lo scelgono. Io scelgo Rigaldo, ricordate, io Boneschi, io Romoli… Ecco, lo stesso.

Rimane sul parquet l’atleta più negletto, che in questo caso sono io. No, non c'è niente di bello nell'essere diventati dei Pozzi, trasparenti alla vita pulsante promesse; quel caricarsi l'uno con l'altro nel minuto di sospensione, prima di emettere un urlaccio avvinti nella forma intricata dello chignon. Ma esiste se non altro un beneficio. Puoi fuggire di prigione tutte le volte che vuoi, e al rientro dall'ora d'aria nessuno si accorge della tua assenza.

2 commenti:

  1. “sono irrilevante in quanto irrilevabile” è questa la chiave che imprigiona i Pozzi in una categoria da cui difficilmente si evade. La chiave e’ una mistura di tanti elementi, in apparenza, scarsa opinione di sé (che gli altri subito percepiscono e convalidano), qualche dettaglio che qualifica e squalifica (per me era avere al polso una imitazione di Rolex, divenni “il sottomarca” e potevo giocare ai tornei di calcetto solo se qualcuno doveva abbandonare il campo.) Molto piaciuta la metafora delle ragazze in discoteca.
    massimolegnani

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    1. Grazie Massimo, purtroppo a volte - spesso devo dire - mi accorgo dei commenti solo in ritardo; il blog un tempo me li comunicava con una mail, ora non lo fa più. Bella l'immagine del sottomarca. Anche io non ho mai posseduto un Rolex, e in fondo neppure lo desidero. Ma chissà che, prima o poi, non ci scappi un Omega...😉

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