Mi ricordo di
averla conosciuta in un bar all’ingresso di Ardenno, di fronte alle scuole
elementari dove mio padre era direttore didattico. Proveniva da uno di quei
paesini in Brianza nei quali o si gioca basket o si costruiscono mobili o
entrambi. In Valtellina era venuta per trascorrere il Ferragosto assieme
ai nonni materni, è raro vedere un volto nuovo da queste parti, e tocca
riconoscere che aveva un volto davvero grazioso.
Le offrii un
Cuba Libre – come faceva a sapere che ne avevo appena ordinato uno anche per
me? – e cominciammo a parlare. Ma dai, sei iscritta a Filosofia, pure io sono
iscritto a Filosofia… Che coincidenza! E poi il cinema, incredibile, le piaceva
John Cassavetes, Gloria era uno dei film preferiti da
entrambi. Passammo presto alla letteratura. Hai letto Mentre morivo? Non so chi
lo chiese, ma l’altro annuì prontamente. La scena iniziale, Cash che costruisce
la bara per la madre ancora viva, batte col martello fuori dalla finestra della
camera in cui agonizza, ci commuoveva.
Sul
maxischermo scorrevano intanto le immagini concitate di un incontro di wrestling, un bestione tinto di biondo si gettava, dopo essersi issato sulle corde a bordo ring, su un altro bestione che rantolava al suolo. Se ci cascava ogni tanto lo sguardo era per ridacchiare di un
intrattenimento tanto sciocco: ma come fa certa gente a divertirsi con queste
pagliacciate?
Sulla musica di sottofondo, degli Eurythmics, di nuovo concordavamo: Annie Lennox è un vero
portento! Fu così tutta la sera, se lei diceva di preferire Schopenhauer ad
Heidegger io annuivo convinto, mentre se affermavo che il PSI ormai faceva rima
con pizzette Catarì (l’avevo letto sul settimanale satirico Cuore)
le si illuminavano i grandi occhi azzurri, e le nostre teste cominciavano a
oscillare in sintonia come i cagnetti di pezza posati sul lunotto posteriore
delle station wagon.
Allora
dobbiamo rivederci, concludemmo a fine serata. E in effetti la rividi la
domenica successiva al lido di Colico.
Camminava in
riva al lago assieme a un carrozziere più vecchio di noi di una ventina di
anni – sarà un altro parente pensai, uno zio, ecco –, il
fisico scolpito da ore e ore e di palestra, e martellate alle lamiere contuse. Somigliava un poco al bestione biondo dell'incontro di wrestling. Il costume da bagno minuscolo rendeva epico il passaggio, gli sguardi della
spiaggia erano tutti per lui. Solo il mio continuava a cercare quello di lei,
chissà se mi avrà visto...
Fu mentre mi
alzavo per andare a salutarla che vidi le loro mani congiungersi, e dirottai il
movimento delle gambe verso il bar, dove ordinai un Cuba Libre, il nostro
cocktail. Nostro, che bell’aggettivo. Il tarlo non si era ancora dissipato.
Scorgevo infatti un’altra coincidenza, un carrozziere… tiene la mano proprio a un
carrozziere.
Tre giorni prima un cretino, distratto dai bacetti che la fidanzata gli stava dando sul collo, mi aveva centrato nella fiancata dell'R4 rossa, e ora dovevo portarla in riparazione. Il guaio che la precedenza era sua. Potrei chiederle se mi presenta il carrozziere, magari mi fa uno sconticino.
A volte le coincidenze culturali non bastano a far colpo e a te resta da condividere con lei solo il carrozziere culturista!
RispondiEliminamassimolegnani
Credo che si possa iscrivere la mia ingenuità in due proverbi: fare di necessità virtù, e suonare e cantarsela da soli.
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