sabato 28 dicembre 2024

Mi ricordo 31

 

Mi ricordo di averla conosciuta in un bar all’ingresso di Ardenno, di fronte alle scuole elementari dove mio padre era direttore didattico. Proveniva da uno di quei paesini in Brianza nei quali o si gioca basket o si costruiscono mobili o entrambi. In Valtellina era venuta per trascorrere il Ferragosto assieme ai nonni materni, è raro vedere un volto nuovo da queste parti, e tocca riconoscere che aveva un volto davvero grazioso.

Le offrii un Cuba Libre – come faceva a sapere che ne avevo appena ordinato uno anche per me? – e cominciammo a parlare. Ma dai, sei iscritta a Filosofia, pure io sono iscritto a Filosofia… Che coincidenza! E poi il cinema, incredibile, le piaceva John Cassavetes, Gloria era uno dei film preferiti da entrambi. Passammo presto alla letteratura. Hai letto Mentre morivo? Non so chi lo chiese, ma l’altro annuì prontamente. La scena iniziale, Cash che costruisce la bara per la madre ancora viva, batte col martello fuori dalla finestra della camera in cui agonizza, ci commuoveva.

Sul maxischermo scorrevano intanto le immagini concitate di un incontro di wrestling, un bestione tinto di biondo si gettava, dopo essersi issato sulle corde a bordo ring, su un altro bestione che rantolava al suolo. Se ci cascava ogni tanto lo sguardo era per ridacchiare di un intrattenimento tanto sciocco: ma come fa certa gente a divertirsi con queste pagliacciate?

Sulla musica di sottofondo, degli Eurythmics, di nuovo concordavamo: Annie Lennox è un vero portento! Fu così tutta la sera, se lei diceva di preferire Schopenhauer ad Heidegger io annuivo convinto, mentre se affermavo che il PSI ormai faceva rima con pizzette Catarì (l’avevo letto sul settimanale satirico Cuore) le si illuminavano i grandi occhi azzurri, e le nostre teste cominciavano a oscillare in sintonia come i cagnetti di pezza posati sul lunotto posteriore delle station wagon.

Allora dobbiamo rivederci, concludemmo a fine serata. E in effetti la rividi la domenica successiva al lido di Colico.

Camminava in riva al lago assieme a un carrozziere più vecchio di noi di una ventina di anni – sarà un altro parente pensai, uno zio, ecco –, il fisico scolpito da ore e ore e di palestra, e martellate alle lamiere contuse. Somigliava un poco al bestione biondo dell'incontro di wrestling. Il costume da bagno minuscolo rendeva epico il passaggio, gli sguardi della spiaggia erano tutti per lui. Solo il mio continuava a cercare quello di lei, chissà se mi avrà visto...

Fu mentre mi alzavo per andare a salutarla che vidi le loro mani congiungersi, e dirottai il movimento delle gambe verso il bar, dove ordinai un Cuba Libre, il nostro cocktail. Nostro, che bell’aggettivo. Il tarlo non si era ancora dissipato. Scorgevo infatti un’altra coincidenza, un carrozziere… tiene la mano proprio a un carrozziere.

Tre giorni prima un cretino, distratto dai bacetti che la fidanzata gli stava dando sul collo, mi aveva centrato nella fiancata dell'R4 rossa, e ora dovevo portarla in riparazione. Il guaio che la precedenza era sua. Potrei chiederle se mi presenta il carrozziere, magari mi fa uno sconticino.

2 commenti:

  1. A volte le coincidenze culturali non bastano a far colpo e a te resta da condividere con lei solo il carrozziere culturista!
    massimolegnani

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    1. Credo che si possa iscrivere la mia ingenuità in due proverbi: fare di necessità virtù, e suonare e cantarsela da soli.

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